L’incidente sul lavoro ad Ascoli, il capo squadra si difende: "Cantiere di 80 chilometri"

Il 15 gennaio 2018 morì Gianluca Caterini. La tragedia a Villa Sant’Antonio, dove era in fase di realizzazione una nuova linea del metanodotto

Operaio in un cantiere (repertorio)

Operaio in un cantiere (repertorio)

Ascoli, 12 luglio 2023 – "Il mio lavoro consisteva nel sovrintendere al lavoro degli operai in un cantiere lungo 80 km. Come potevo stare ovunque nello stesso momento". E’ la difesa resa da Mario Barbaro davanti al giudice del tribunale di Ascoli Domizia Proietti alla quale ha raccontato come dal suo punto di vista sa successe il pomeriggio del 15 gennaio 2018 quando in un incidente sul lavoro morì Gianluca Caterini, 28enne siciliano. La tragedia avvenne a Villa Sant’Antonio, dove era in fase di realizzazione una nuova linea del metanodotto. Accusato di omicidio colposo, è sotto processo Mario Barbaro, 44 anni di Potenza, difeso dall’avvocato Rita Occhiochiuso. L’altro indagato, Nicola Trabassi 46 anni di Teramo è già stato processato con rito abbreviato ed è stato condannato a un anno, 4 mesi e 15 giorni di reclusione. Sono parte civile la moglie e la figlia dell’operaio, l’Anmil.

Secondo l’accusa, Barbaro, in qualità di capo squadra designato dal raggruppamento temporaneo di impresa composto da Sicilsaldo e Nuova Ghizzoni, non avrebbe vigilato sull’osservanza da parte dei lavoratori dei loro obblighi di legge, nonché delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro. "Nella mattina di quel giorno ho regolarmente fatto il tour box dando compiti a tutte le squadre impegnate nel lungo cantiere" ha detto Barbaro. Una versione confortata dalla testimonianza di uno degli operai impegnati quel giorno nel cantiere di Villa Sant’Antonio il quale ha dichiarato che "il meeting è stato fatto regolarmente". Catarini, Trabassi e altri operai furono incaricati da Barbaro di scaricare un autoarticolato che trasportava tubi metallici, accatastandoli su traversine di legno. Eseguita l’operazione, si sono accorti che la catasta realizzata era leggermente inclinata su un fianco; temendo che potesse perdere stabilità, hanno deciso di posizionare verticalmente, a ridosso della catasta, un tubo di ferro lungo 4 metri, del peso di 250 chili.

Dopo aver legato il tubo con una cinghia in tessuto utilizzata per il sollevamento dei carichi, Trabassi, alla guida della gru, lo ha sollevato spostandolo in prossimità della catasta, mentre gli altri operai provvedevano al corretto posizionamento, per consentirgli di batterlo in testa e infilarlo nel terreno, con la spinta esercitata dal braccio della gru. Secondo la Procura la fune che garantiva, in tensione, la stabilità del tubo in posizione verticale, si è allentata colpendo mortalmente Catarini.

Peppe Ercoli