Coronavirus Emilia Romagna, 88 vittime. "La fase più dura è passata"

Sono 713 i nuovi contagiati, un numero dovuto all'alto numero di tamponi effettuati. La mappa per provincia

Coronavirus, gli ultimi dati in Emilia Romagna

Coronavirus, gli ultimi dati in Emilia Romagna

Bologna, 1 aprile 2020 – Sono una nuova boccata di speranza i nuovi numeri del contagio in Emilia Romagna e nei prossimi giorni - sottolinea il commissario Sergio Venturi - ci aspettiamo numeri sempre più bassi. "Dobbiamo essere sempre più aggressivi, andando a stanare la malattia fino a quando è nella fase iniziale in cui sappiamo che possiamo vincere. La malattia è in fase di grande contenimento, la fase più dura è passata". Ma per passeggiate e 'corsette' in Emilia Romagna - checché ne dica il governo - non cambia nulla e restano validi i divieti delle scorse settimane.

Decessi

Oggi i decessi sono 88, quasi venti in meno di ieri, ma "comunque un numero rilevante". Di cui:  nuovi decessi riguardano 25 residenti nella provincia di Piacenza, 24 in quella di Parma, 9 in quella di Reggio Emilia, 10 in quella di Modena, 3 in quella di Bologna (di cui 1 nel territorio imolese), 1 in quella di Ferrara, 4 in quella di Ravenna, 4 nella provincia di Forlì-Cesena, di cui 2 a Forlì e 2 a Cesena, 5 in quella di Rimini.decessi si riferiscono a residenti fuori regione.

Leggi anche: Bonus alimentare, la guidaLe misure prorogate al 13 aprileLa cura domiciliare - Biblioteche online: come iscriversi 

Contagi

Sono 713 i nuovi malati, rilevati su quasi 4mila tamponi più di ieri: Piacenza 2.716 (81 in più rispetto a ieri), Parma 2.005 (72 in più), Reggio Emilia 2.553 (246 in più, crescita che si deve anche un aumento dell’attività del laboratorio di analisi), Modena 2.297 (75 in più), Bologna 1.813 (133 in più), Imola 271 (11 in più), Ferrara 326  (6 in più), Ravenna 605 (25 in più), Forlì-Cesena 756 (di cui 375 a Forlì, 9 in più rispetto a ieri, e 381 a Cesena, 17 in più), Rimini 1.445 (38 in più).

"A Bologna 133 casi in più rispecchiano l'attività sul territorio: i malati covid vengono convocati in strutture dedicate dove vengono controllati, si fanno ecografie che controllano l'assenza di polmonite, si dà una terapia che prima viene prescritta meglio è. Quindi questo numero alto testimonia, ora, che stiamo lavorando d'attacco", spiega Venturi.

I tamponi

Da giovedì 2 aprile di parte con lo screening su tutti i sanitari: si inizierà con una prima batteria di 50mila test sierologici, per poi proseguire con ulteriori 100mila test (già ordinati), con l’obiettivo di arrivare a 200mila complessivi; saranno effettuati attraverso un piano e un calendario programmato dall’assessorato regionale alle Politiche per la salute. 

Quando tutto sarà pasato, la Regione programma test di massa per scoprire coloro che sono immuni, magari perché hanno preso la malattia senza nemmeno accorgersi. "Loro - sottolinea Venturi - saranno quelli che dovranno fare ripartire il Paese, perché ora sono i più forti".

Il bilancio

Un altro dato positivo: sono più ("o in pareggio") i dimessi dopo la terapia per covid rispetto ai ricoveri. "Meno di due settimane fa non avremmo mai potuto sperarli: i giorni intorno a metà marzo facevo fatica a essere sereno. Spono state giornate durissime, oggi possiamo pensare di avere superato la fase più di ura anche se gli ospedali sono ancora pieni di cerotti", spiega Venturi. 

Sono 6 i letti di terapia intesiva impegnati in più rispetto a ieri, arrivando così a 359 pazienti ricoverati in questi reparti. Venturi ha poi raccontato la storia della mamma positiva che ha partorito un bimbo negativo all'ospedale Maggiore di Bologna. 

Le 'corsette'

"Noi, in Emilia-Romagna, come avevamo cominciato stiamo continuando, con misure mirate su alcuni territori, con il blocco produttivo e altro - chiarisce Venturi -. In quella circolare, rispetto a passeggiate e jogging, non è cambiato nulla. Ho detto per primo di trovare una modalità - ha spiegato Venturi - per far sfogare i minori, serve una strategia di carattere generale. Noi abbiamo bisogno di avere certezze, e oggi nel momento in cui cominciamo a 'svoltare', servono strategie che tutti capiscano. Ben vengano le aperture rispetto ai minori, ma lo faremo in un quadro in cui tutti capiscano cosa si può fare e che cosa è ancora presto da fare. In Emilia-Romagna, insomma, non cambia nulla".

Il sequestro

Erano destinati a privati o al mercato illegale, ma resteranno in Emilia-Romagna a disposizione del sistema pubblico, le 50mila mascherine e gli oltre 13mila dispositivi medici monouso per la ventilazione respiratoria requisiti questa mattina all’aeroporto e all’interporto di Bologna e già consegnati all’Agenzia di protezione civile regionale.

Leggi ancheMisure di contenimento fino al 13 aprile - Passeggiate con i bambini: è polemica - Le biblioteche online

n risultato, quello di bloccare sul territorio un importante quantitativo di materiale sanitario, ottenuto grazie alla duplice operazione condotta da Agenzia delle dogane e dei monopoli e Guardia di finanza-comando provinciale, in esecuzione delle direttive del procuratore capo della Procura di Bologna, Giuseppe Amato, e del Prefetto di Bologna, Patrizia Impresa, e con la collaborazione della Protezione civile.

Le mascherine, di tipo chirurgico, requisite all’aeroporto Guglielmo Marconi erano di importazione cinese e destinate a rivenditori privati, mentre i dispositivi medici monouso per la ventilazione respiratoria intercettati all’interporto di Bentivoglio, di fabbricazione italiana, erano illegalmente destinati alla Repubblica Sudafricana. Un duplice blocco, dunque, di importazione ed esportazione, attuato con la massima tempestività e collaborazione di tutte le forze in campo.

“Diciamo ancora una volta grazie per questo intervento straordinario, che ha permesso di restituire alla nostra comunità materiale prezioso - afferma l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini -. È veramente ignobile che ci sia chi continua, per bramosia di guadagno e in un momento drammatico per il nostro Paese e per il mondo, a speculare sulla salute e la vita delle persone”.

Test ai sanitari

La Regione è pronta. Da domani prende il via lo screening di massa a tutto il personale socio-sanitario dell’Emilia-Romagna impegnato contro l’emergenza del Covid-19, dagli operatori della sanità pubblica e privata convenzionata a quelli dei servizi socio-assistenziali, da Piacenza a Rimini. Si parla, a livello complessivo, di circa 100mila persone, di cui oltre 60mila solo nel sistema sanitario regionale pubblico: i primi 50mila test sierologici sono in arrivo oggi, mentre ne sono già stati ordinati altri 100mila con l’obiettivo di arrivare al traguardo di 200mila.

Entra nel vivo così l’azione massiccia, da parte della Regione, per il monitoraggio del personale sanitario, mentre aumenta anche l’impegno nel distribuire e reperire i dispositivi di protezione individuale soprattutto per chi ogni giorno combatte in prima linea, con diverse aziende che hanno cominciato la conversione produttiva – come la Lamborghini – e la catena di aiuti internazionali (come i ventilatori polmonari e le mascherine arrivate dalla Cina). Continuano anche i tamponi con il metodo ‘drive-in’, cioè senza scendere dall’auto: operativo da oggi il punto all’ospedale di Ravenna, mentre ieri sono partiti quello a Forlì e al Sant’Orsola (Bologna).

"Bassa incidenza del virus a Ferrara? Influisce il micro-clima"

Da domani, come detto, si parte con la prima batteria di prelievi, che saranno effettuati al personale della sanità pubblica e privata convenzionata e a quello dei servizi socio-assistenziali dell’intero territorio, perché "la priorità, ora, è la tutela degli operatori e dei pazienti" sottolineano da viale Aldo Moro.

Ma come funziona lo screening? Attraverso i test sierologici, che permettono di verificare tramite un prelievo del sangue, in tempi molto rapidi, la presenza e il tipo di anticorpi nell’organismo. Queste analisi permettono così di ottenere informazioni fondamentali nella lotta al Covid-19, a maggior ragione se relative al personale del comparto socio-sanitario, cioè tra chi è maggiormente esposto nello svolgimento della propria professione al rischio di contagi. I test sierologici consentono di comprendere se il paziente sia venuto a contatto con il virus, se sia diventato immune oppure no, fornendo dettagli decisivi. Chi risulta negativo verrà sottoposto nuovamente al test dopo 15 giorni, i positivi a un tampone tradizionale per averne conferma. 

Leggi anche Buoni spesa: cerca il tuo Comune / PDF  Come chiedere il bonusLo studio: "Ecco quando si azzereranno i contagi"