GIADA BERTOLINI
Cronaca

Alluvione in Emilia Romagna un mese dopo: i numeri del disastro

Il bilancio di un evento mai registrato prima in Italia. Piogge dalla portata eccezionale che per gli esperti si verificano ogni 200 anni, ma che hanno colpito la Romagna due volte in soli 15 giorni

Un mese fa, il 16 e 17 maggio 2023 l'alluvione mette in ginocchio parte dell'Emilia Romagna

Un mese fa, il 16 e 17 maggio 2023 l'alluvione mette in ginocchio parte dell'Emilia Romagna

Bologna, 16 giugno 2023 – I morti sono 15, gli sfollati erano oltre 36mila e i danni stimati al momento sono circa 8,8 miliardi: è il tragico bilancio delle alluvioni che nel mese di maggio hanno messo in ginocchio parte dell’Emilia Romagna, nelle province di Bologna, Forlì Cesena e Ravenna.

Ma per capire la reale portata di un evento mai registrato prima in Italia sono tanti i dati da mettere in fila a un mese esatto dalla catastrofe.

Oltre 4,5 miliardi di metri cubi d’acqua sono caduti su una porzione di territorio di 16 mila chilometri quadrati, 100 comuni coinvolti dai dissesti, 23 fiumi e corsi d’acqua esondati mentre altri 13 hanno visto superamenti del massimo livello di allarme. E ancora migliaia le frane aperte, 376 le principali verificatesi tra collina e montagna, oltre 30 le frazioni isolate, 105 le scuole allegate o irraggiungibili a causa di frane e smottamenti.

Numeri che danno un’idea della devastazione che ha colpito la regione, e in particolare la Romagna.

Gli eventi meteorologici

In Emilia Romagna dal 1 al 18 maggio sono caduti oltre 4,5 miliardi di metri cubi d’acqua. In soli 17 giorni sono stati 350 i milioni di metri cubi d’acqua che si sono riversati nell’areale più colpito, circa 800 chilometri quadrati di territorio compresi tra l’estremità orientale dei territori collinari e montani bolognesi, ravennati e la parte occidentale di quella forlivese-cesenate.

Nei 6 giorni in cui le due ondate di maltempo sono state più intense ha piovuto per un totale di 80 ore. Dal 1° al 3 maggio i temporali sono durati tra le 42 e 44 ore, in modo continuo, con intensità medie orarie tra i 3 e 5 millimetri e picchi di 13-14 millimetri nelle stazioni di Le Taverne, Monte Albano e Trebbio.

Dal 15 al 17 maggio i rovesci e temporali alternati a piogge moderate sono andati avanti per circa 36 ore. I massimi registrati nel riminese anche di 52,5 mm all’ora a Riccione Urbana e 35 mm a Cattolica.

Un evento di questa portata, secondo i modelli climatici elaborati dagli esperti, si verifica ogni 200 anni ma in Romagna ce ne sono stati due a distanza di soli 15 giorni.

Nell’Appennino cesenate e ravennate, in particolare a Casola, Brisighella, Modigliana, Dovadola, si sono raggiunte cumulate superiori ai 500 millimetri. Il record di 609,8 millimetri di pioggia è stato registrato alla stazione di rilevazione di Trebbo nel Comune di Modigliana, sul bacino Lamone.

Un volume di pioggia eclatante che certifica l’evento epocale. Per raccogliere tutta l’acqua che si è riversata in poco tempo sul territorio sarebbero servite più di 128 dighe di Ridracoli, dalla capacità di 32 milioni di acqua. Un esempio che dà l'idea della quantità di pioggia che si è abbattuta sull’Emilia Romagna.

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Fiumi esondati e frane

La valanga d’acqua che si è abbattuta in particolar modo sulla Romagna ha riempito l’alveo dei fiumi. Sono stati ben 23 i fiumi e i corsi d’acqua esondati contemporaneamente, mentre altri 13 hanno superato il livello d’allarme massimo. Una situazione che si è fatta ancora più critica con l’ingresso dell’acqua del mare alle foci dei fiumi. Le mareggiate hanno così creato un effetto tappo che ha impedito ai corsi d’acqua il loro naturale deflusso e favorito la loro esondazione.

La Protezione civile ha azionato 173 pompe idrovore durante l’emergenza per drenare l’acqua che si è riversata sui territori dopo l’esondazione dei fiumi.

Nel frattempo oltre mille frane, 978 quelle per ora censite, si sono sviluppate in collina e montagna. Va ricordato che l’Emilia-Romagna è una delle regioni italiane con il più alto tasso di pericolosità per frane e rischio idrogeologico.

Queste calamità hanno avuto un grande impatto anche sulla viabilità e sulle infrastrutture della Regione, dall’autostrada ai tratti ferroviari hanno subito dei danni che hanno provocato la loro interruzione per brevi o lunghi periodi. Sono state 544 le strade tra comunali e provinciali che sono state chiuse completamente.

Quasi la metà dei danni quantificati in circa 9 miliardi riguarda fiumi, strade e infrastrutture pubbliche. Degli oltre 4,3 miliardi di euro almeno un miliardo di euro serviranno per ripristinare la viabilità in tutta la Regione.

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I danni all’economia della Regione

Dalle prime stime effettuate dalla Regione, sarebbero 14.200 le imprese potenzialmente danneggiate per un totale di 1,2 miliardi di euro di danni.

L’area colpita dagli eventi alluvionali vanta oltre 130 mila imprese, per un totale di 443 mila occupati. Un valore che si aggira intorno ai 10 miliardi per quanto riguarda l’export e ai 38 miliardi di valore aggiunto, ovvero la differenza tra il valore della produzione e il costo della produzione.

A subire i danni maggiori è stato però il settore agricolo che sul territorio devastato vanta 21 mila aziende agricole e allevamenti. Si tratta per l’appunto di una delle aree più agricole di Italia: solo la Romagna produce il 30% della frutta e della verdura del Paese.

Nel comparto agricolo 12mila le imprese che hanno subito danni per un totale di 1,1 miliardi tra perdite di produzione, i ripristini fondiari, i terreni persi e gli animali coinvolti dall’alluvione.

L’acqua e fango, infatti, hanno coperto oltre centomila ettari coltivati lasciando il posto a un pesante strato di limo e sabbia che ha distrutto il raccolto. Nelle colline, invece, le mille frane attive hanno distrutto i terreni agricoli: interi vigneti ed uliveti sono stati trascinati a valle. Le prime stime parlano di una perdita di produzione, soprattutto per quanto riguarda i frutteti e i vigneti, che avrà ricadute nei prossimi quattro o cinque anni.

Protezione civile: interventi e forze in campo

Nei giorni più critici sul territorio si sono attivati oltre 3 mila donne e uomini tra Vigili del fuoco, forze dell’ordine, personale e tecnici di infrastrutture viarie e ferroviarie, aziende di distribuzione di gas ed elettricità e telefoniche.

Circa 1.500 sono stati i volontari nazionali e regionali, provenienti oltre che dall’Emilia Romagna anche da Trento, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Alto Adige, Lombardia, Lazio, Toscana, Abruzzo, Liguria, Valle d’Aosta e Umbria; impegnati giorno e notte ad assistere la popolazione.

In Romagna, inoltre, sono intervenuti anche 57 volontari nell’ambito del Meccanismo europeo di mobilitazione provenienti da Slovacchia, Slovenia, Francia e Belgio.

Per mettere in sicurezza i fiumi e per riparare ai danni dell’ondata di maltempo di maggio, in Emilia-Romagna sono già stati aperti 74 cantieri in somma urgenza per un investimento totale di 93 milioni di euro: 28 in provincia di Bologna, 23 nel ravennate, 14 nella provincia di Forlì-Cesena, 4 nel riminese, 3 nel modenese e 2 nella provincia di Reggio Emilia.