MASSIMO VITALI
Emilia Romagna

Un secolo fa lo scudetto infinito. Veleni e revolverate, poi fu Bologna

Ci vollero cinque partite ai rossoblu di Felsner per piegare il Genoa prima della finale con l’Alba Roma. Ma i liguri non accettarono mai la sconfitta, tirando in ballo inesistenti favori da parte del regime.

Ci vollero cinque partite ai rossoblu di Felsner per piegare il Genoa prima della finale con l’Alba Roma. Ma i liguri non accettarono mai la sconfitta, tirando in ballo inesistenti favori da parte del regime.

Ci vollero cinque partite ai rossoblu di Felsner per piegare il Genoa prima della finale con l’Alba Roma. Ma i liguri non accettarono mai la sconfitta, tirando in ballo inesistenti favori da parte del regime.

Rivoltellate, camicie nere, veleni, cinque partite in settantacinque giorni: lo spareggio scudetto più lungo, tormentato e controverso del calcio italiano. Perché durò due e mesi mezzo, ma di fatto se ne ricama da un secolo. Eppure allora vi furono un vincitore limpido, il Bologna, e una controparte, il Genoa, che quel verdetto sancito dal campo non l’ha mai accettato e che da decenni chiede, sulla base di testimonianze coeve e postume non suffragate da documenti storici, l’assegnazione del titolo ax aequo, lamentando la presunta decisiva ingerenza del regime fascista, nella figura di Leandro Arpinati, sull’esito di quelle cinque drammatiche sfide.

Succedeva cent’anni fa, al culmine della stagione 1924-25, quando il Bologna di Hermann Felsner, dopo una lunga ed estenuante maratona ricca di colpi di scena (e di rivoltella) degni di un ‘noir’, si aggiudicò il primo dei suoi sette scudetti. Uno scudetto in cinque atti, peraltro nemmeno definitivi. Perché Bologna-Genoa fu la finale di Lega Nord ma lo squadrone di Felsner, uscito vittorioso da quelle cinque sfide, per cucirsi lo scudetto al petto avrebbe poi dovuto piegare in due partite l’Alba Roma, ovvero la vincitrice della Lega Sud, che in questa commedia lunga un secolo recita la parte del terzo incomodo.

I fattacci avvengono in occasione della terza e della quarta sfida, dopo che il 24 maggio il Genoa si aggiudica per 2-1 in trasferta il primo faccia a faccia e il Bologna le rende pan per focaccia al ritorno, nella sfida vinta dagli uomini di Felsner con identico punteggio il 31 maggio. Il 7 giugno, terzo atto, si gioca sul campo neutro di Milano. Stadio gremito in ogni ordine di posto, con tifosi a bordocampo. Il Genoa si porta avanti segnando due reti e qui arriva il gol della discordia del bolognese Muzzioli. La palla calciata dall’attaccante verso la porta di De Prà varca o no la linea di porta? Dopo accese discussioni l’arbitro convalida e nel finale il Bologna agguanta il 2-2. Il Genoa a quel punto abbandona la sfida adducendo come motivo la presunta presenza di camicie nere bolognesi che avrebbero fatto indebite pressioni sull’arbitro. Il Bologna chiede dunque la vittoria a tavolino, ma la Figc se ne esce con un nulla di fatto e il rinvio a gara 4.

Sul campo, a Torino, il 5 luglio finisce 1-1 ma il peggio accade nella stazione di Porta Nuova, dove dal treno dei tifosi bolognesi partono colpi di rivoltella all’indirizzo dei tifosi genoani, che causano due feriti. Lo psicodramma ha il suo epilogo il 10 agosto a Milano, nella quinta sfida giocata a porte chiuse, vinta dal Bologna per 2-0. Il Genoa esce di scena, l’Alba Roma si arrende in due partite (il 16 e 23 agosto) e il primo scudetto del Bologna è storia. Una storia però che anni la Fondazione Genoa, con qualche sporadico assist del Genoa Cricket and Football Club, pretende di riscrivere.

"Ma quale presunta vicinanza del regime fascista al Bologna?", osserva Riccardo Brizzi, docente di storia contemporanea all’Università di Bologna: "Il fascismo era al potere dall’ottobre 1922 e i primi due scudetti del regime li vince proprio il Genoa. Quanto ad Arpinati, nel 1925 non è ancora una figura influente del partito: lo diventerà solo un anno più tardi. E quando lo diventa, da presidente della Figc in coda alla stagione 1926-27, per non apparire di parte si rifiuta di chiedere l’assegnazione dello scudetto al Bologna, secondo in classifica, dopo la revoca del titolo al Torino per il caso Allemandi".

Alle cinque sfide col Genoa di un secolo fa ha dedicato un libro esaustivo Carlo Chiesa, ‘Bologna 1925. Fu vera gloria’, che riconosce le ragioni bolognesi. La Figc nel 2019 ha istituito una commissione di storici che, con l’iniziale regia dell’attuale presidente della Lega Serie C Matteo Marani, ha approfondito le vicende di tutti gli scudetti contesi nell’ultrasecolare storia del calcio italiano. Ma di riassegnare titoli, giustamente, non se ne parla.