Caso mascherine, Pini ‘rivede’ la libertà: la procura accetta il patto con la difesa

Patteggiamento, accolta la richiesta: ora può essere rilasciato. È ai domiciliari accusato di truffa e corruzione: la pena sarà sospesa

Gianluca Pini, 50enne, venne arrestato per truffa e corruzione. Ora il patteggiamento tra accusa e difesa

Gianluca Pini, 50enne, venne arrestato per truffa e corruzione. Ora il patteggiamento tra accusa e difesa

Forlì, 10 ottobre 2023 – Pini potrebbe tornare libero fra tre, quattro giorni. E fra tre, quattro mesi la storia della truffa e della corruzione sulle mascherine cinesi per lui può già essere solo un brutto ricordo.

La cosa sicura è che le procure di Forlì e Bologna hanno accolto le richieste di patteggiamento avanzate da Carlo Nannini, l’avvocato di Gianluca Pini, 50enne leader storico della Lega in Romagna, ex deputato del Carroccio. Ora Pini – arrestato il 22 giugno scorso con accuse mosse dalla procura di Forlì e dalla Direzione distrttuale antimafia di Bologna, tra cui corruzione e truffa ai danni dello Stato – è agli arresti domiciliari nella casa dei genitori di Forlì. Ma per lui si profila una riconquista di libertà totale: i termini dell’accordo di pena siglato tra il suo avvocato e le due procure prevede infatti che le gli stessi uffici inquirenti inoltrino – cosa che hanno già fatto – la richiesta di scarcerazione ai giudici competenti. Quindi, entro il fine stettimana, Pini – oggi ristoratore e imprenditore – potrebbe già tornare nella sua casa al mare, a Milano Marittima.

L’accordo raggiunto parte da una pena base di 6 anni; considerate le riduzioni previste dalla legge anche, e soprattutto, per il tipo di rito prescelto, si è arrivati all’applicazione di una pena detentiva di circa due anni complessivi di reclusione; a questi vanno aggiunti 3 anni e 5 mesi di ’pene accessorie’ (interdizione dai pubblici uffici e incapacità di contrattare con la pubblica aministrazione); il tutto però è assorbito dalla sospensione condizionale della pena. Quindi: tutta la pena verrà sospesa.

Il patto tra accusa e difesa determina anche "l’acquisizione definitiva al patrimonio dello Stato" – cioè la confisca – di beni mobili e immobili per 800mila euro già sequestrati durante le indagini. Tra questi, anche 20mila euro versati da Pini a favore di tutte le amministrazioni pubbliche "i cui funzionari sono imputati dei fatti di corruzione". All’atto del suo arresto, a Pini era stato notificato il sequestro di un patrimonio di 4,6 milioni di euro; in queste ore vengono anche revocati i sequestri su giacenze e conti della ’Società Codice’, casa madre finanziaria di Pini, e sui suoi conti personali. "Segno che in nessuna delle due sedi l’accusa non ha trovato il riconoscimento di colpevolezza" rimarca l’avvocato Carlo Nannini. Che sulla vicenda non aggiunge altro.

Ora saranno due i giudici che dovranno vagliare l’accordo. Che nel 99% dei casi è una pura formalità. Il primo è quello di Bologna: lì si sarebbe consumato il reato più grave, ossia la corruzione per atti contrari ai doveri dello Stato. Poi toccherà all’omologo togato di Forlì, territorio dove Pini deve è accusato di aver truffato l’Ausl sulle mascherine anticovid; mascherine che, grazie a migliaia di intercettazioni, la procura ha qualificato come "fuorilegge secondo i canoni della sicurezza sanitaria". A tutto ciò va aggiunto che pure l’addebito di autoriciclaggio va verso il nulla di fatto, grazie alla richiesta di archiviazione della procura di Forlì. Per Pini arriverà quindi una condanna. Ma che sa di piena libertà.