MAURIZIO BURNACCI
Cronaca

Confesercenti non molla. Battaglia ad Esselunga:: "Fermate il cantiere"

L’associazione deposita una denuncia per presunte irregolarità nei permessi: "Lo spazio vendita lievitato: così aumenta l’incasso".

L’associazione deposita una denuncia per presunte irregolarità nei permessi: "Lo spazio vendita lievitato: così aumenta l’incasso".

L’associazione deposita una denuncia per presunte irregolarità nei permessi: "Lo spazio vendita lievitato: così aumenta l’incasso".

La controffensiva, eccola. Confesercenti non molla. Annunciata, la carica s’è concretizzata: l’associazione commerciale di categoria ha depositato giovedì scorso negli uffici della procura del palazzo di giustizia di piazzale Beccaria un esposto contro il supermarket targato Esselunga di via Ravegnana, la cui sagoma svetta quasi già in assetto definitivo, dopo l’avvio dei lavori dell’anno scorso. Confesercenti chiede all’autorità giudiziaria penale il blocco del cantiere col relativo sequestro preventivo dello stabile. Motivo? Presunti illeciti, contestati in un dettagliato dossier di 47 pagine redatto da Max Starni, l’avvocato assoldato dall’unione dei negozianti per mettere nero su bianco la denuncia, firmata dal rappresentante legale pro tempore Mauro Lazzarini e dal direttore Giancarlo Corzani.

L’esposto suppone il reato di falso in atto pubblico. Ipotesi che l’avvocato Starni direziona in linea retta su funzionari e dirigenti comunali che hanno vagliato e approvato il progetto Esselunga, oggetto peraltro di una lunga e animata discussione in consiglio comunale (la cosiddetta ’Variante Esselunga’). I metri quadri dichiarati nello schema griffato dal colosso lombardo del commercio, 1500 (il minimo garantito per ottenere il via libera dal Comune, stando alle normative urbanistiche), sarebbero nella realtà, "170 in più". Volumetria netta lievitata – argomenta Confesercenti – "con l’utilizzo di terminologie tecniche che ruotano su definizioni quali ‘area casse’ e ‘area sosta clienti in attesa delle casse’". In questo modo, contesta la confederazione forlivese, l’impianto non sarebbe più "medio piccolo", ma "medio grande, garantendo al portafoglio della proprietà – protesta sempre Confesercenti – incassi superiori per circa 2,7 milioni annui in più rispetto al progetto di 1500 metri quadri".

Stando ai piani dichiarati all’inizio di quest’anno dalla stessa Esselunga, il taglio del nastro della nascente struttura all’angolo con via Bonaparte sarebbe previsto nella seconda metà del 2025. Cioè, ci siamo. Se non adesso, a fine estate. Ora però col contropiede di Confesercenti rischia di palesarsi un iceberg oltre l’orizzonte della società milanese. Un’azione annunciata dallo stesso direttore Corzani, il 3 maggio scorso.

Quando cioè il Tar dell’Emilia Romagna bocciò il ricorso del sodalizio degli esercenti contro il nuovo presidio Esselunga di via Ravegnana, il primo in città. Gli stessi giudici amministrativi, nelle motivazioni del diniego, scodellarono quasi un assist sulla linea di porta all’associazione di via Grado. Ovvero, così scrissero, nella sostanza, i togati del Tar: il ricorso è negato perché voi di Confesercenti "non avete i requisiti normativi" per issarvi a paladini di diritti civici; voi siete nel vostro dna "un’associazione commerciale di categoria". Ossia: il Tar non entrò nel merito della questione, se non per un solo aspetto, assai burocratico: i tempi per il ricorso erano superati. Ecco allora che i vertici dell’associazione capirono, dal loro punto di vista, che da qualche parte poteva esserci una falla, captando così i margini per un ricorso bis, stavolta alla procura ordinaria penale. La cui giurisdizione mira solo ad appurare se ci sia o no, tangibilmente, un presunto reato in un’azione da parte di singoli o società. Detto, fatto.

Ecco dunque l’esposto. Che traccia la genesi dell’insediamento di via Ravegnana rimarcandone l’illiceità presunta delle modalità con cui Esselunga ha ottenuto permessi e autorizzazioni, edificatorie e commerciali, per lo sbarco in via Ravegnana. Otto agosto 2021: i legali rappresentanti di due società private inoltrano in Comune a Forlì altrettanti permessi, uno commerciale l’altro di edificazione. Proprio lì, alla rotonda con via Napoleone Bonaparte. (Le due società confluiranno poi nel corpus magno della Esselunga). Dodici ottobre 2021: la Conferenza dei servizi (composta dal Servizio Edilizia e Sviluppo Economico e l’Unità Commercio del Comune di Forlì) accoglie il piano di Esselunga. "La riunione si chiudeva, del tutto inspiegabilmente, con un parere favorevole al rilascio dell’autorizzazione richiesta, nonostante l’evidenza della violazione di legge – scrive l’avvocato Starni nel suo dossier inoltrato in procura –. Un atteggiamento frettoloso. Appare evidente che vi sia stato, non un mero errore, ma un generalizzato difetto di controllo all’interno dell’amministrazione comunale di Forlì, anche perché sia le direttive del ministero sia quelle della Regione sono chiare: l’area casse e l’area sosta clienti in attesa casse fanno parte dell’area vendita", rintoccano le parole di Starni. A quel punto, "si è innescato un effetto domino proprio a causa di quella serie di omissioni e valutazioni illegittime", ribadisce Starni. Da lì si giungerà così alla materializzazione del supermarket di via Ravegnana.

E adesso? La palla passa, tecnicamente, alla magistratura requirente della procura. Un fronte in cui i tempi non sono affatto prevedibili. E imperscrutabili appaiono gli esiti di una, eventuale, inchiesta. Che può comunque sempre sfociare in un nulla di fatto, con l’archiviazione. Ciò che è invece facilissimo da immaginare, a stretto giro di posta, è la reazione contraria, altrettanto dura e massiccia, sia di Esselunga sia dell’intero dispositivo del palazzo municipale, in ogni suo ordine e grado, chiamati palesemente e direttamente in causa da Confesercenti. La battaglia è all’inizio. In ballo ci sono credibilità professionale e soldi. Tanti soldi. Sì, la battaglia è decisamente appena all’inizio.