MAURIZIO BURNACCI
Cronaca

Omicidio di Civitella, il giallo della pistola. Il cane fiutò delle tracce nella casa dell’imputato

Sentito in aula l’ausiliario dell’unità cinofila che fece il sopralluogo. La difesa: "Arma mai trovata". I periti: "Franco decapitato da morto"

La presidente della Corte, Monica Galassi, s’è scontrata in aula con Maria Antonietta Corsetti, uno dei difensori. A destra, l’avvocato di parte civile, Max Starni (Frasca)

La presidente della Corte, Monica Galassi, s’è scontrata in aula con Maria Antonietta Corsetti, uno dei difensori. A destra, l’avvocato di parte civile, Max Starni (Frasca)

Franco Severi, 53 anni, agricoltore, viene trovato decapitato (testa mai rinvenuta) la sera del 22 giugno 2022 in un dirupo dietro al fondo agricolo dove abitava da solo, a Ca’ Seggio di Civitella. A processo per omicidio volontario aggravato, in Corte d’Assise, c’è ora il fratello Daniele, 64 anni, autista del 118 in pensione, residente a Meldola. Secondo la procura Daniele avrebbe ammazzato Franco per ragioni legate all’eredità del fondo agricolo.

Daniele è in carcere preventivo dall’8 luglio 2022. Variato il calendario delle deposizioni in aula. Annullata la seduta del 1° febbraio. L’imputato parlerà quindi il 5 febbraio. Poi scenderanno in campo i testimoni della difesa, che in tutto sono oltre 40. La presidente della Corte Monica Galassi ha invitato gli avvocati a presentare 10 testi per udienza. Prossime tappe quindi (oltre al 5 febbraio): 22 febbraio, e poi 7, 14, 21, e 28 marzo.

di MAURIZIO BURNACCI

Forlì, 26 gennaio 2024 – C’era una pistola a casa di Daniele Severi, l’imputato? Il cane Cheetah l’ha fiutata. O meglio: Cheetah (si legge Cita), pastore olandese femmina di due anni e mezzo, addestrata alla ricerca di sostanze esplosive, riscontra la presenza di quelle stesse particelle nell’abitazione di Daniele, a Meldola. È il 27 giugno 2022, cinque giorni dopo il ritrovamento di Franco, la vittima, fratello di Daniele. Dimitri Pacini è del Nucleo cinofilo Emilia Romagna, organizzazione di volontariato che viene utilizzata dalle forze dell’ordine in svariate indagini.

Finalità del team dei cinofili è, per l’appunto, scovare scie di polvere da sparo. E Cheetah le trova. Prima nell’auto di Daniele, la famosa Panda dove il Ris rinviene un paio di guanti madidi del sangue di Franco (allo stato dell’arte la prova concreta più pesante che ha in mano la pubblica accusa); poi Cheetah fiuta ancora: "In un armadio del garage e in una scarpiera di casa", riferisce alla Corte Pacini in qualità di testimone dell’avvocato Max Starni, legale di parte civile, per conto dei fratelli della vittima schierati contro Daniele.

"Ma queste particelle i carabinieri non le hanno rilevate. Il cane ha riscontrato l’odore, ma non sono stati rinvenuti armi o proiettili", rimarca uno dei difensori di Daniele, l’avvocato Maria Antonietta Corsetti, poco prima di scontrarsi, veementemente, per ragioni formali (e non è la prima volta), con la presidente della Corte, Monica Galassi. La tesi dell’accusa è: Daniele avrebbe ammazzato il fratello Franco con una pistola (mai ritrovata) e poi l’avrebbe decapitato. Ma dove? "Il luogo del delitto può essere il fondo agricolo dov’è stato trovato il cadavere, non nel punto del ritrovamento, troppo scosceso, ma qualche metro più su, nel terreno piano", sottolinea Dario Raniero, medico legale, perito della parte civile.

Franco quindi è stato decapitato da morto: l’ha ribadito anche Roberto Nannini, l’anatomopatologo che ha collaborato con Donatella Fedeli, che per conto della pm Federica Messina eseguì l’autopsia su Franco. La Fedeli però, nell’udienza del 30 ottobre, escluse che il fondo di Ca’ Seggio potesse essere il luogo dell’assassinio, data l’assenza o quasi di sangue. Quindi? "Anche i cadaveri sanguinano, ma molto meno dei corpi vivi", è la tesi di Raniero; "La forza propulsiva ematica di un cadavere è di molto inferiore a quella d’un vivente", precisa Franco Bombardini, medico legale, anche lui citato dall’avvocato Starni. Il quale poi chiede: "Possibile che Franco sia stato ucciso, decapitato e trascinato nel dirupo con un telo assorbente in uso al 118?" (Daniele faceva l’autista di ambulanze). "Possibile", dicono i due periti. "Possibile anche che sia stato usato un qualunque altro telo?", domanda l’altro avvocato difensore dell’imputato, Massimiliano Pompignoli. Risposta degli esperti: "Sì certo, è possibile".