
Da sinistra Pierino Isoldi e il suo legale, l’avvocato Francesco Murgia di Treviso
Forlì, 27 dicembre 2019 - Quattro condanne – procurato aborto, una calunnia patteggiata, due bancarotte – ma Pierino Isoldi ad arrendersi non ci pensa proprio. "Ho perso famiglia, lavoro, salute e dignità a causa di qualcosa che non ho fatto". Il 62enne immobiliarista forlivese lo grida dalla sua (elegante) depandance della villa di via Colombarone a Bertinoro, dove sta scontando ai domiciliari 12 anni per l’aborto procurato a calci – la sentenza è definitiva – alla sua ex amante Rosalia Di Leo. La quale recentemente lo ha attaccato e accusato di continuare a mentire. Eppure non si rassegna, l’ex re del mattone, ancorché amareggiato dal no definitivo alla revisione del processo, dopo che le indagini difensive del suo legale avevano portato a individuare in almeno uno di due rumeni legati al mondo della prostituzione il responsabile del brutale pestaggio subito dalla Di Leo il 6 dicembre di 14 anni fa, nell’androne della casa di Pinarella che aveva affittato dallo stesso Isoldi.
Quattro vicende giudiziarie le danno torto. Ha ancora voglia di lottare? "Continuerò a difendermi e andrò fino in fondo. Sto rispettando la sentenza, con dolore ma a testa alta. Quello che mi infastidisce è che la verità non interessa. Il processo d’appello fu sommario, già lì mi fecero capire che la Cassazione avrebbe confermato la condanna. Il mio avvocato, Francesco Murgia, ha lavorato due anni con un ex ufficiale dei Ris, hanno trovato la verità che mi scagiona, ma è stata ignorata".
Si sente perseguitato? "Diciamo che quando si trova la verità bisognerebbe trovare il modo per farla emergere".
D’accordo un errore giudiziario. Ma qui parliamo di decine di magistrati che hanno analizzato il suo caso. Sbagliano tutti? "Quando c’è un testimone, che fa nomi e cognomi di chi era quella sera a Pinarella, io penso: finalmente la verità. E invece neppure viene ascoltato".
Insomma, si sente vittima di un’ingiustizia . "Diciamo che in passato ho creato molte invidie".
Perché non paga gli 80mila euro di provvisionale definitiva alla signora Di Leo? Ne ha diritto . Eppure denari per difendersi continua a spendere. "Ha già avuto 100mila euro. E io sono innocente e colpito da interdizione. La signora avrà i suoi soldi quando mi pagherà i 150mila euro di affitti arretrati".
Andrà ancora avanti? "Sto valutando di rivolgermi alla Corte di giustizia europea, dopo che il mio Paese mi ha maltrattato".
Cosa non le torna delle accuse che le rivolge la sua ex amante? "Intanto come è addolorata lei per la perdita del figlio, lo sono anch’io. Quella tragica sera io l’ho aiutata, l’ho curata, quando arrivarono i barellieri dissi subito che era incinta".
La signora le contesta frasi inopportune. Tipo mettersi d’accordo sul perché si trovasse lì. "Le chiesi, ai tuoi genitori spiego che sono qui per l’affitto o per noi?"
Questa frase rivolta a una donna esanime a terra e dolorante? "Non era esanime. Piangeva soprattutto perché le avevano portato via la borsa. Riferisce di essere stata stordita col cloroformio, ma nessuna traccia è stata trovata sul luogo e sui miei abiti sequestrati. Ricorda una suola di scarpe a quadri, quella sera indossavo un paio di scarpe da ginnastica. E poi dice altre falsità".
Tipo? "Che stavamo insieme da quattro anni, erano solo due. E che litigavo al ristorante con mia moglie in sua presenza".
Si è pentito di qualcosa? "Di avere comprato quel ristorante da lei. Comunque non era la mia amante. Al massimo una decina di incontri. Lei all’epoca aveva altre frequentazioni. Poi a me, è vero, le donne piacciono..."
Eppure era terrorizzato dall’idea di avere un figlio da lei. "La Di Leo mi disse che era incinta, perché non voleva che la mandassi via dal ristorante. Io le chiesi solo come avrebbe fatto a mantenere un bambino con i debiti di affitto e coi fornitori che aveva. Ma non sapevo ancora fosse mio il bambino".
E quando lo seppe ci restò male? "Sì, mi è dispiaciuto".
Quando finirà di scontare la pena? "Entro aprile 2020. E, preciso, sono ai domiciliari per ragioni di salute, il braccialetto elettronico l’ho portato solo un mese. Cosa farò dopo? Amo la vita e ho voglia di lavorare. La signora non si preoccupi. Da parte mia non accadrà nulla, non ha nulla da temere".
Intanto con un altro avvocato, il celebre Taormina, sta combattendo contro un’altra condanna, qualla per bancarotta, tirando in ballo anche i magistrati. "Qualche giorno fa ero all’Aquila, dove per competenza abbiamo denunciato la situazione ambientale creatasi a Forlì. C’è un magistrato di Ancona indagato".
Ma il Pm ha chiesto l’archiviazione. "Noi ci siamo opposti".