REDAZIONE FORLÌ

Studente picchiato e rapinato al Parco: “Tutti hanno visto senza aiutarlo”

Lo sfogo di Ivana, madre della vittima. Il ragazzo, 18 anni, stava passeggiando con una compagna di classe tunisina. Poi lei riceve una telefonata e arriva il fratello con due suoi amici. E comincia il pestaggio

Una pattuglia della polizia della questura al parco urbano (Frasca)

Una pattuglia della polizia della questura al parco urbano (Frasca)

Forlì, 19 giugno 2025 – Fugge, insanguinato. Dolorante. Non sa perché nessuno l’abbia aiutato. Non sa perché tutti abbiano visto e nessuno sia intervenuto. E allora dopo il pestaggio da parte di quei tre, il ragazzo ha solo voglia di scappare dal parco urbano. Imbocca viale Dell’Appenino. E corre ancora. Teme che i suoi aggressori siano ancora nei paraggi. Corre più forte verso il centro. Raggiunge la rotonda, piega in viale Salinatore. Entra in un negozio: “Posso fare una telefonata a mia madre? Mi hanno picchiato e rapinato, si sono portati via il telefono...” fa il ragazzo, 18 anni, alla commessa.

“Quello che è successo è incredibile. Indegno. Non è possibile che succedano queste cose a Forlì...”. Ivana Musella è la madre del ragazzo picchiato. La donna, allertata dal figlio stesso, balza in macchina dopo la telefonata, raccoglie il giovane e corre in ospedale. Referto: 5 giorni di prognosi. Ferite varie e pestoni sul viso. “Calci e pugni a più non posso – si sfoga Ivana –. Il tutto in pieno giorno e in una’rea del parco centralissima, visto che quei tre si trovavano in linea d’aria di fronte al chiosco della piadina...”.

Martedì, alle 18 circa. Il ragazzo, studente a Ragioneria, è con una compagna di classe. Tunisina d’origine. Parlano, passeggiano. Poi lei riceve una telefonata. Comincia a parlare arabo. Finisce la chiamata. La ragazza si gira verso il 18enne: “Sta arrivando mio fratello...”.. Lui lì per lì non ci vede nulla di male. Poi il fratello arriva. Non è solo. È circondato da due tizi. Tutti e tre sui 23-24 anni. Tunisini. I tre confabulano un po’ con la ragazza. Che alla fine se ne va. Il 18enne forlivese resta solo col terzetto. Per niente affabile. Anzi, minaccioso. “Non chiamare la polizia sennò da questo momento in poi la tua vita diventerà una vita di m....”. (Il resoconto è tratto dalla versione che la madre del ragazzo ha fornito alla polizia, firmando una denuncia in questura).

I tre, sempre più torvi, a forza di spintoni trascinano il ragazzo in quell’area. Gli ordinano di dargli tutto quello che ha: portafogli, telefono, soldi, collanina. Lui esegue gli ordini. Ma questo non lo salva. All’improvviso i tre cominciano a pestarlo, brutalmente. Pugni in faccia, calci al corpo. Il 18enne stramazza al suolo. “C’erano diverse persone in quell’area, hanno visto tutto, ma nessuno è intervenuto”, ribadisce arrabbiatissima, sconcertata, Ivana. Finito il pestaggio i tre corrono via. Il ragazzo chiamerà la madre. Poi in questura farà un chiaro identikit del commando di rapinatori-picchiatori. Fuggiti. Ma ora con la polizia alle calcagna.