
La corte d’assise accoglie in pieno la richiesta della Procura per il delitto della giovane mamma. L’imputato: "Non sono stato io". La madre della vittima: "Ho perso tutto". Scettico il marito .
di Valentina Reggiani e Maria Silvia Cabri
MODENA
Un lungo abbraccio che racchiude la gioia di una giustizia cercata e attesa per tre anni ma anche profondo dolore, legato alla consapevolezza che lei, Alice, non potranno mai più abbracciarla. È stata pronunciata ieri in tribunale a Modena dalla presidente della Corte d’Assise, Ester Russo, la sentenza di condanna contro Mohamed Gaaloul, il tunisino di 31 anni ritenuto l’unico responsabile dell’omicidio di Alice Neri, giovane mamma di Ravarino, nel Modenese, uccisa con sette coltellate nelle campagne di Fossa di Concordia nella notte tra il 17 e il 18 novembre 2022. L’auto, con a bordo il corpo della vittima, fu incendiata dall’assassino e i resti della giovane mamma furono ritrovati nel baule del mezzo carbonizzato la sera del 18 novembre. Un delitto che ha scosso l’Italia e per il quale la procura di Modena (pm Claudia Natalini e Giuseppe Amara), che aveva chiesto trent’anni per l’imputato, vedeva un solo colpevole: l’imputato, arrestato su mandato europeo in Francia l’8 dicembre successivo e accusato di omicidio volontario e distruzione di cadavere.
Ieri, in aula, all’esito della sentenza di condanna Gaaloul si è alzato in piedi e si è rivolto prima alla corte e poi alla stampa proclamandosi ancora una volta innocente. Il giovane è stato parimenti condannato al pagamento delle spese processuali e alla misura di sicurezza della libertà vigilata per cinque anni, oltre al risarcimento di un milione di euro per la figlioletta della vittima, 600mila euro alla mamma Patrizia Montorsi e 200mila al fratello, Matteo Marzoli.
Mamma e figlio, udito il verdetto, si sono abbracciati a lungo tra le lacrime. Lacrime amare di chi sa di aver ottenuto giustizia ma anche di aver perso per sempre una persona amata. "Io sono l’unica ad aver perso tutto", ha detto la madre. E il fratello: "Abbiamo ottenuto quello che volevamo: la Corte d’Assise non gli ha scontato nulla. Non è stata pronunciata la parola ergastolo, ma 30 anni equivalgono a quello, anche perché nel corso dei prossimi anni dovrà essere processato per altri reati, spaccio, revenge porn, ricatto, violenza sessuale, e le pene si sommano. Siamo riusciti – ha affermato Marzoli – a rimanere abbastanza lucidi fino al termine della proclamazione. Dopo siamo crollati emotivamente, ci siamo lasciati andare a un abbraccio liberatorio. Poi abbiamo abbracciato i nostri avvocati Cosimo Zaccaria e Marco Pellegrini".
I legali hanno a loro volta espresso soddisfazione: "E’ stato un processo complesso, difficile ma siamo riusciti a dimostrare la responsabilità dell’imputato ma anche a proteggere l’onorabilità di Alice Neri che in più passaggi da parte di più soggetti in questo processo purtroppo è stata calpestata", hanno sottolineato. Il marito della vittima, Nicholas Negrini, che non era presente in aula e che è recentemente uscito dal processo, invocando attraverso il proprio legale Antonio Ingroia nuove indagini afferma invece: "Esprimo assoluto rispetto per la decisione della Corte d’Assise , sicuramente ponderata. Nonostante ciò, non mi pento di aver fatto un passo indietro e non condivido la sentenza". L’avvocato dell’imputato, Roberto Ghini annuncia ricorso: "Il mio assistito è sereno: il prossimo passo sarà l’appello".