
I manifesti a Modena della campagna ’Mio figlio no’ richiesti dall’associazione culturale San Michele Arcangelo contro la sensibilità gender e...
I manifesti a Modena della campagna ’Mio figlio no’ richiesti dall’associazione culturale San Michele Arcangelo contro la sensibilità gender e la sua diffusione nelle scuole saranno coperti per il residuo periodo di affissione, fino al 12 luglio. L’associazione sarà rimborsata per i giorni di mancata affissione. Lo ha annunciato l’assessora alle Politiche di genere Alessandra Camporota sfornando una nuova delibera: "Interveniamo per stabilire un orientamento. Come ho già detto in Consiglio comunale, intendiamo proporre una modifica al regolamento comunale su queste materia". La giunta Mezzetti interviene alla luce del fatto che l’associazione, nella richiesta di affissione, ha accettato una clausola del ‘Regolamento comunale per la disciplina del canone patrimoniale di occupazione del suolo pubblico e di esposizione pubblicitaria’, il quale prevede che l’applicazione del canone rispetti principi e finalità del Codice di autodisciplina. Il punto è che i poster non rispettano alcuni articoli del Codice, dalla comunicazione commerciale ingannevole ad un’impostazione allarmista, dai messaggi sensibili a bimbi e adolescenti alle discriminazioni. Il problema è che il manifesto in questione, confermano in Comune, riporta il volto di un adolescente e la citazione ’Oggi a scuola un attivista Lgbt ha spiegato come cambiare sesso’ seguita dal motto ’Scuole libere dal gender’ e dal logo ’Mio figlio no’. La delibera, peraltro, sottolinea la presenza sul manifesto di un codice QR che rimanda a un sito internet dedicato alla petizione di Pro vita e famiglia dal titolo ’Fuori il gender dalle scuole’. Insomma, motiva l‘amministrazione comunale, "si ritiene che questo possa generare incomprensioni, tensioni e sfiducia nei confronti delle istituzioni scolastiche sulla base di presupposti che non appaiono in linea con la realtà come l’affermazione ‘le scuole italiane sono diventate veri e propri laboratori ideologici Lgbtq+". Ma non solo. La delibera richiama la posizione dell’Associazione italiana di psicologia, recentemente intervenuta per chiarire "l’incosistenza scientifica del concetto di ideologia gender, così come le motivazioni della sentenza del Tar dell’Emilia-Romagna e del Consiglio di Stato".

