VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Studenti in scena contro la violenza: "Educhiamo i nostri ragazzi all’amore"

Russo, presidente della Sezione Penale del Tribunale: "È fondamentale che tra i giovani ci sia consapevolezza". Lo spettacolo allo Storchi di Modena

Russo, presidente della Sezione Penale del Tribunale: "È fondamentale che tra i giovani ci sia consapevolezza"

Russo, presidente della Sezione Penale del Tribunale: "È fondamentale che tra i giovani ci sia consapevolezza"

Modena, 25 novembre 2024 – "L’obiettivo primario è quello di far capire ai ragazzi, che nei ruoli che andranno a impersonare si immedesimano, quanto possono far male certi comportamenti e a quali spesso gravi conseguenze possano condurre. I giovani sono il nostro futuro ed è fondamentale che essi comprendano la bellezza della vita praticando l’amore e il rispetto per gli altri, e segnatamente per le donne, siano esse madri, mogli, compagne o amiche".

La dottoressa Ester Russo, presidente della Sezione Penale del Tribunale di Modena spiega quale sia il vero e nobile obiettivo del "Processo simulato: la giustizia in scena. Un caso di stalking fra adolescenti", promosso dalla Commissione Pari Opportunità del Comitato unitario delle Professioni della Provincia di Modena con il patrocinio del Comune.

Una vera e propria simulazione del processo penale, che vedrà la partecipazione degli studenti del liceo Sigonio chiamati ad immedesimarsi nelle parti di imputato, vittima, testimoni, avvocati e magistrati e dei professionisti, la dottoressa Ester Russo, la dottoressa Lucia De Santis, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Modena e gli avvocati Chiara Scaglione e Marco Augusto Pellegrini.

Il progetto teatrale – a cura di Giuliano Fusco e Mirella Guicciardi, andrà in scena stasera alle 21 al teatro Storchi. "Sono diversi gli obiettivi che ci siamo posti – spiega la presidente –. Uno di essi è quello di consentire alla gente che legge dei processi sul giornale, di comprendere appieno come essi effettivamente si svolgano in un’aula di Tribunale. Il progetto ci ha dato poi l’opportunità, emozionante ed appagante, di lavorare con i ragazzi che, con la loro spontaneità, purezza e onestà, vi hanno dato vita e anima. Altro obiettivo, non meno importante, è quello di far sì che questi ragazzi comprendano effettivamente, attraverso l’immedesimazione nei rispettivi personaggi, quale possa essere il terribile impatto di condotte violente, aggressive e persecutorie, sulla vita di chi le subisce. Tale messaggio, attraverso la messa in scena, giungerà altresì a tutti i giovani che vi assisteranno in platea dando loro, si spera, un po’ di consapevolezza in più rispetto alla tematica trattata".

La presidente Russo sottolinea come il messaggio che partirà stasera dal palco dello Storchi a tutti i giovani sarà: ’Attenzione ragazzi, tutte le azioni aggressive, prive di amore, di rispetto e di compassione, comporteranno sempre sofferenza per se stessi e per chi le subisce e responsabilità penali per chi le compie’.

"Il messaggio tuttavia è fortemente rivolto anche agli adulti e alla intera società civile: sebbene i giovani maggiorenni, in quanto dotati di discernimento e di capacità di autodeterminazione, possano essere considerati penalmente responsabili delle loro condotte laddove integrino gli estremi di reato, tuttavia, la responsabilità etica dei comportamenti violenti dei ragazzi ricade anche e soprattutto sugli adulti e in definitiva sulla intera società. Spessissimo difatti, gli esempi che vengono dati ai giovani da parte del mondo degli adulti appaiono fortemente inadeguati in quanto rispecchiano anch’essi violenza, aggressività, mancanza assoluta di rispetto. E questi esempi, il più delle volte, segneranno il loro destino per tutta la vita. In altri termini, può davvero considerarsi responsabile al cento per cento un ragazzo che ha visto fin da bambino il proprio padre insultare, picchiare e mancare di rispetto alla madre e che, credendo tale sia la prassi della normalità, reiteri queste condotte a danno di altre vittime? L’educazione al rispetto, all’amore, alla solidarietà andrà dunque fortemente praticata nella scuola e nelle altre congregazioni sociali per consentire anche a chi non ha validi esempi familiari, di imparare le regole primarie della convivenza civile. Dovrebbe proprio istituirsi una materia, chiamata Educazione all’Amore, per far capire a tutti i giovani e soprattutto a quelli meno fortunati dal punto di vista sociale ed educazionale, come praticarlo, questo benedetto Amore, nel rispetto di se stessi e degli altri. Far capire loro che l’amore è l’unica fonte di salvezza di questa nostra povera e martoriata umanità".

La dottoressa Russo, da trenta anni nelle aule del tribunale penale di Modena, sottolinea come la responsabilità di intervenire per sanare certe situazioni sia degli adulti, oltre che delle famiglie. "A questi ragazzi che attuano comportamenti devianti occorre dare un’opportunità che passi attraverso la comprensione che non c’è nulla di più bello e di appagante nella vita che donare amore".