GIORGIO COSTA
Cronaca

I conti dell’alluvione: "Pagateci i danni temuti". I cittadini dall’avvocato

Nel capoluogo Comune e Regione condannati a pagare 3 milioni e mezzo. Ora chi ha subito danni si è rivolto allo stesso legale per un maxi risarcimento.

Nel capoluogo Comune e Regione condannati a pagare 3 milioni e mezzo. Ora chi ha subito danni si è rivolto allo stesso legale per un maxi risarcimento.

Nel capoluogo Comune e Regione condannati a pagare 3 milioni e mezzo. Ora chi ha subito danni si è rivolto allo stesso legale per un maxi risarcimento.

I Comuni del Ravennate (e la Regione Emilia-Romagna) rischiano di dover pagare i danni subiti dai cittadini a causa delle alluvioni degli scorsi anni. E il ’modello Bologna’ – dove il Tribunale civile felsineo ha obbligato gli enti interessati dall’esondazione del torrente Ravone a "versare un deposito cauzionale pari a 3.661.404,90 euro" o in alternativa "sottoscrivere una polizza assicurativa" dello stesso importo a favore dei cittadini – potrebbe presto approdare in Romagna. Alcuni comitati degli alluvionati ravennati e faentini, infatti, si sono rivolti all’avvocato bolognese Adriano Travaglia, lo stesso che ha assistito i residenti di via di Ravone, via del Genio e via Zoccoli a Bologna, per capire come procedere. E, come spiega l’avvocato, "una volta ricevuto l’incarico ufficiale contatterò le amministrazioni comunali e la Regione e, in caso di mancata o insoddisfacente risposta, dopo 15-20 giorni agiremo in Tribunale a Ravenna così come abbiamo agito, con successo, a Bologna. E ci muoveremo in base al principio affermato dal Tribunale di Bologna, di estremo buon senso, per il quale l’inerzia esula dal legittimo esercizio del potere discrezionale della pubblica amministrazione; in altre parole, quando si tratta di danni che possono scaturire da beni pubblici, i cittadini vantano un vero e proprio diritto affinché le amministrazioni si muovano per tutelare loro e le loro proprietà".

E le cifre in ballo sono davvero milionarie. Se a Bologna, infatti, si è arrivati a 3,6 milioni, a Ravenna si andrà ben oltre. "Il calcolo a Bologna – spiega Travaglia – lo abbiamo fatto sulla base dei danni già subiti dai cittadini nell’ottobre 2024 e così faremo a Ravenna e comuni limitrofi". E i numeri saranno decisamente più importanti se si pensa che nel solo comune di Ravenna, come ricorda Enrico Piani, coordinatore dei comitati alluvionati di Ravenna, "le famiglie danneggiate sono un migliaio e la stima di 5 milioni non è eccessiva". "Naturalmente – spiega l’avvocato Travaglia – prima del ricorso cercheremo di stimolare le amministrazioni a trovare una soluzione, tenendo anche conto del fatto che il presidente della Regione è pure Commissario straordinario per l’alluvione. Ma se non si trova siamo pronti a seguire la strada del Tribunale, come abbiamo fatto a Bologna. Fermo restando che i beni che hanno causato le alluvioni sono demaniali, quindi dello Stato, la competenza gestionale è devoluta ad altri enti territoriali, appunto le Regioni e, poi, i Comuni. Ai cittadini certo non compete indagare come gli enti debbano ripartirsi i conseguenti oneri finanziari".

E a Bologna è successo che il Tribunale civile ha accolto il ricorso di danno temuto che 20 cittadini colpiti dall’esondazione del torrente Ravone a ottobre 2024 avevano presentato con il supporto del Comitato per la tutela dal dissesto idrogeologico di Bologna. I residenti avevano promosso la causa contro Comune di Bologna e Regione Emilia-Romagna. E i due enti dovranno prestare "garanzia per i danni eventualmente derivanti ai ricorrenti dal bacino idrogeologico del torrente Ravone" in forma di "deposito cauzionale pari a 3.661.404,90 euro" o in alternativa "sottoscrivere una polizza assicurativa" dello stesso importo. Nello specifico, il Tribunale ha affermato, spiega il Comitato per la tutela dal dissesto idrogeologico di Bologna, che "dalla prospettazione delle ricorrenti e dei ricorrenti emerge infatti con chiarezza che l’istanza di tutela giurisdizionale si fonda sull’urgenza, sentita nella quotidianità del vissuto, che chi sia munito delle competenze faccia qualcosa per assolvere alla sua funzione, che è quella di tutelare la sfera giuridico-patrimoniale delle persone dal rischio idrogeologico", dato che "lo scenario di rischio del bacino idrogeologico ‘a monte’, noto alla Regione senz’altro a partire dal 2013, si è già drammaticamente concretizzato a ottobre 2024".

Infine i vincitori del ricorso sottolineano che il Tribunale ha "escluso" che "gli eventi di ottobre ’24 siano di natura ‘eccezionale’, almeno nel senso che abitualmente si ricollega alle ipotesi di esenzione di responsabilità: singolare e imprevedibile".

Giorgio Costa

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