Corinaldo (Ancona), 13 dicembre 2018 - Emma Fabini era una ragazza dal viso dolce, solare e spensierato. Come dovrebbe essere a quell’età. A 14 anni. Frequentava il primo anno del liceo classico Perticari di Senigallia, aveva da poco iniziato una nuova avventura scolastica, e voleva solo trascorrere una serata di allegria insieme ad altri amici. Invece la serata alla discoteca la Lanterna Azzurra di Corinaldo si è trasformata in tragedia ed Emma è stata una delle sei vittime del caos scatenatosi quella notte. Molto conosciuto in città il papà di Emma, Fazio Fabini, titolare di una parafarmacia ed erboristeria alle Saline, un centro commerciale della zona, molto frequentato dai residenti del quartiere dove Emma viveva ed era cresciuta.
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Infatti, all’ingresso della New Pharma, di proprietà dei suoi genitori, qualcuno ha voluto lasciare delle rose bianche. L’esercizio è chiuso da quella tragica notte e sul vetro un cartello con scritto "Chiuso per lutto". Chi passa abbassa lo sguardo in segno di rispetto. Ma c’è anche chi si ferma a fare il segno della croce o a dire una preghiera per Emma. Era una brava ragazza – spiega un cliente della tabaccheria – Sempre sorridente, gentile, dolce. Dicono che bisogna andare avanti ma non so come si fa in certe situazioni, proprio non lo so. I genitori si sono circondati dei parenti e degli amici più stretti, stanno cercando con la forza dei loro cari di superare un dolore improvviso quanto immenso.
Il funerale di Emma si è svolto stamattina, alle 11.30, nella chiesa di Santa Maria della Neve a Senigallia.
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I FIORI SUL BANCO DI SCUOLA I compagni di scuola di Emma, il giorno del ritorno a scuola hanno appoggiato, sul suo banco vuoto, un mazzo di fiori bianchi. La scuola, così come le parrocchie e il Comune, hanno messo a disposizione dei genitori e dei ragazzi un team di esperti e di psicologi con cui potersi confrontare. Parlare insieme, condividere le emozioni, il dolore e il ricordo di quella tragica notte vissuta da quasi tutta la classe, aiuta ad elaborare il lutto. E sì perché quella sera gran parte della classe si era data appuntamento alla Lanterna Azzurra. Per molti, hanno raccontato i genitori, era la prima vera uscita serale. E lo era stata anche per Emma. Emma aveva ricevuto il permesso dai genitori per andare al concerto a Corinaldo come premio per la sua condotta a scuola – ricorda tra le lacrime una mamma –. Aveva appena iniziato il liceo ma era già tra le più brave. Una ragazzina dolcissima, responsabile, saggia, una studentessa modello.
I SENSI DI COLPA Ci sono alcuni genitori che da quella sera sono dilaniati dai sensi di colpa. Per aver detto sì alla richiesta di trascorrere la serata in quella discoteca. Troppo facile ragionare col senno di poi. Tanti genitori hanno detto quel sì e magari per molti non c’erano neanche valide ragioni per dire il contrario. Io avevo accompagnato Emma e mia figlia quella sera – aggiunge un’altra mamma –. Vedendo che si faceva tardi e che il concerto non iniziava ho deciso di riportare a casa mia figlia, anche se non voleva. Emma invece è voluta restare per rientrare con un altro genitore. Adesso sono lacerata dal rimorso, penso ai se e ai ma di quella maledetta notte.
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PAESE SOTTO CHOC La morte di Emma ha sconvolto anche altri genitori dei suoi amici, tra cui Simone Tranquilli, noto edicolante di Senigallia, la cui figlia era insieme ad Emma in discoteca. Emma era una delle migliori amiche di mia figlia alle elementari, tornavano sempre a casa assieme da scuola – ricorda Tranquilli – . Emma era stata a casa mia decine di volte a fare i compiti o a pranzo. E tante altre volte ci eravamo divertiti nelle cene tra i genitori di alunni della stessa classe. Conosco bene anche il papà di Emma, Fazio. Con lui e con la moglie mi ero intrattenuto a parlare cinque o sei giorni fa quando ero andato ad acquistare dei medicinali, sulla situazione difficile in cui è sprofondato il nostro paese e sul futuro incerto dei nostri ragazzi. Adesso però c‘è solo buio.
"QUELLA A TERRA E' SUA FIGLIA" E’ un sovraintendente di polizia di Senigallia che racconta quello che ha visto la notte della tragedia: "Siamo arrivati in uno scenario apocalittico. I ragazzini avevano il terrore addosso, piangevano quasi tutti. Non sapevano dove andare. Abbiamo cercato di calmarli ma sembrava impossibile. Erano centinaia e centinaia, infreddoliti, bagnati dalla pioggia che cadeva, senza scarpe, vestiti, cappotti. Ma ho avuto le lacrime agli occhi anch’io malgrado questa divisa che porto da trent’anni. Ho avuto un groppo alla gola quando un padre ha chiamato al telefono il maggiore dei carabinieri che insieme a noi stava cercando di portare aiuto ai feriti. Questo padre ha chiesto se era possibile rintracciare la figlia, che non le rispondeva al telefono. Allora il maggiore e noi siamo andati ad alzare le lenzuola dei ragazzi morti. Quel padre al telefono descriveva il colore del giubbotto della figlia, la maglietta, i pantaloni. E il maggiore è stato costretto a rispondere sempre sì. A terra, morta, era proprio la figlia di quel genitore. Era Emma. Poi i genitori – racconta il poliziotto – sono arrivati qui, li abbiamo tenuti, li abbiamo abbracciati. E’ stato terribile, come quando sono arrivati altri genitori di ragazzi che erano partiti da casa poche ore prima per ascoltare il loro cantante preferito. Non dimenticherò mai più quel padre".