VALERIO BARONCINI
Cronaca

Commissario in Emilia Romagna post alluvione: Fabrizio Curcio favorito, l’ira di Bonaccini

Palazzo Chigi punta sul capo della Protezione civile, ecco gli altri nomi in campo. Il governatore: “Basta con le strumentalizzazioni politiche”

Bologna, 21 giugno 2023 – A giorni arriverà il nome del commissario alla ricostruzione post alluvione, ma non sarà, con ogni probabilità, quello che tutti si attendono (o attendevano): leggi Stefano Bonaccini. Il Governo vuole stringere i tempi per non restare impiccato nelle polemiche e, allo stesso tempo, dimostrare che la vicinanza ai territori alluvionati non era solidarietà pelosa né questione di appartenenza politica.

Alluvione Emilia Romagna: commissario per la ricostruzione. Ecco i favoriti
Alluvione Emilia Romagna: commissario per la ricostruzione. Ecco i favoriti

Subito fuori i nomi, allora: il favorito ora è Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile italiana e nome apprezzato anche nella parte ‘rossa’ dell’Emilia-Romagna; seguono Nicola Dell’Acqua, già commissario per l’emergenza idrica, e il generale Francesco Paolo Figliuolo, conosciuto da tutto il Paese durante la gestione vaccinale. Piace Andrea Rinaldo, idrologo ed ex campione di rugby (d’altronde un esperto di mischie servirebbe in questo caos), mentre è in caduta Guido Bertolaso.

E’ stato anche sondato il nome di Michele De Pascale, sindaco di Ravenna, che non finirebbe mai però in una casella che – secondo il Pd emiliano – spettava a Stefano Bonaccini.

E il convitato di pietra è proprio lui, il presidente dell’Emilia-Romagna. Mai un presidente di regione era stato ‘scartato’ in un ruolo commissariale e la scelta diventerebbe di sicuro un precedente (lo stesso Bonaccini è stato nominato pochi mesi fa commissario per il rigassificatore dal governo Meloni).

Fino a 48 ore fa tutto sembrava andare nella direzione di Bonaccini, anche perché il presidente Giorgia Meloni gli è tutt’altro che ostile. Anzi, si poteva prospettare una composizione mista con Stefano Bonaccini commissario e il viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami subcommissario. Le polemiche delle ultime ore, però (Da "Il Governo non è un bancomat" del ministro Nello Musumeci al "L’Emilia-Romagna chiede soldi sulla fiducia" di Bignami con relativa controartiglieria degli amministratori emiliani) hanno frustrato quest’ipotesi e di fatto venire meno quel gentlemen’s agreement che aveva tenuto sotto coperta divisioni e distonie.

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Il presidente Bonaccini inizia a essere nervoso: ai collaboratori ha ribadito più volte di trovare assurda una scelta basata più sulla futura campagna elettorale che sui fatti e ieri, in tv, ha ribadito la gravità "di strumentalizzazioni politiche nella ricostruzione, un precedente molto grave. Dirò al Governo di fidarsi e se lavoreremo insieme la Romagna ripartirà al più presto". Davvero difficile, a questo punto, immaginare una ricucitura, anche se la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (tutta svolta nelle terre alluvionate insieme con Bonaccini) aveva dato una ulteriore spinta al governatore e non è escluso che possa servire proprio per lo sprint finale.

Sul tema del "ripartire presto" ieri è intervenuto anche il ministro Musumeci, dando un indizio sui tempi: "Forse giovedì porteremo in Consiglio del ministri il disegno di legge con le nuove norme per la ricostruzione – ha detto –. Sulla ricostruzione ci sarà un commissario straordinario che avrà le graduali risorse necessarie e naturalmente arriverà anche presto". Per quanto riguarda i fondi, Musumeci insiste: "Visto ciò che è successo in Emilia-Romagna, e che succederà ancora, abbiamo la necessità di mettere in sicurezza il territorio. Non so quante decine di miliardi serviranno, ma immaginare che mezzo miliardo del Pnrr sia destinato alla ricostruzione in Emilia-Romagna, con l’impegno che le opere vengano realizzate entro il 2026, significa mettere questa operosa regione in condizione di avviarsi verso una normalità".

Intanto in Regione, a Bologna, ieri la maggioranza ha detto alla creazione di una commissione d’inchiesta, come voleva la Lega. Il Pd, proseguendo con il suo pressing su Roma, si dice pronto a mobilitazioni e a "indignarsi" se non arriveranno risposte. Vuole risposte anche l’Alleanza delle cooperative italiane, per cui "non bastano i fondi stanziati dal Governo.

Parliamo, infatti, di 1,6 miliardi rispetto agli oltre due miliardi annunciati che sarebbero, comunque, insufficienti rispetto ai danni che hanno interessato famiglie, imprese e infrastrutture dell’area colpita", spiega il presidente Maurizio Gardini. Le urgenze, richiama Gardini, vanno "dalla definizione dell’area colpita alla moratoria mutui, dalla liquidità da assicurare dalla filiera agroalimentare a quella del welfare, passando per la rivisitazione degli ammortizzatori sociali".