
Dopo cinque giorni di agonia all’ospedale Maggiore Abbassi non ce l’ha fatta. Si aggrava la posizione delle sorelle di Dozza: per la 65enne omicidio stradale. Il ricordo del cugino della vittima sui social: "Che Dio abbia pietà di te".
La bici travolta dall’auto, l’impatto sul parabrezza, il corpo sbalzato sull’asfalto, a diversi metri dal punto d’urto. Quando sabato sera, intorno alle 23,30, Karim Abbassi è stato investito da una Fiat Punto blu metallizzato tra via D’Agostino e via D’Acquisto, le sue condizioni di salute erano subito apparse gravissime. Tanto che era dovuta intervenire l’eliambulanza, trasportandolo d’urgenza al Maggiore di Bologna. Dove dopo cinque giorni di lotta tra la vita e la morte è deceduto, nella notte tra giovedì e ieri. Aveva 43 anni, era nato in Tunisia ed era arrivato in Italia nel 2002. Aveva ottenuto la cittadinanza italiana ed era un cittadino imolese a tutti gli effetti, tanto che il sindaco Marco Panieri ha espresso il cordoglio, la vicinanza e la solidarietà a tutta la sua famiglia. Lascia la moglie, anche lei in Italia, amici e familiari, alcuni di loro in Tunisia. Un cugino sui social lo ha ricordato con una preghiera, citando dei versi del Corano: "Ad Allah apparteniamo e a lui ritorneremo... Che Dio abbia pietà di te, Karim".
Per la sua morte ora sono indagate due sorelle di 59 e 65 anni, entrambe di Dozza. Una settimana fa erano in auto insieme. La 65enne al volante, l’altra donna seduta vicino a lei. Dopo aver colpito l’uomo sono scappate. Per questo, dopo l’attenta indagine della Polizia Locale, in meno di 72 ore erano state denunciate per omissione di soccorso. Ora però la loro posizione si aggrava. Il fascicolo della procura di Bologna verte sull’omicidio stradale, aperto d’ufficio come da prassi. Il veicolo, che le donne avevano parcheggiato a casa, nelle campagne di Dozza, coprendo i danni del parabrezza con un telo sperando di non essere rintracciate, è stato invece posto sotto sequestro.
Alle due donne la Polizia Locale, sotto la supervisione del dirigente comandante Massimiliano Galloni, e gli agenti del Nucleo Operativo della Polizia Giudiziaria, sotto il coordinamento dell’ispettore Francesco Spadone, erano arrivati dopo aver visionato ore di materiale video delle telecamere nella zona dell’incidente e anche lungo il percorso fatto dall’auto, sia di sistemi di videosorveglianza pubblici che privati. Il mezzo, una Fiat Punto blu metallizzato, era invece stato segnalato da un testimone attraverso un racconto frammentario. Una vera e propria caccia all’auto pirata, con anche l’appello lanciato dalle forze dell’ordine.
Da questo materiale era poi stato possibile restringere il campo, svolgendo un’attività esplorativa in diverse zone del Nuovo Circondario Imolese per individuare i possibili veicoli compatibili con le ricostruzioni e con i filmati acquisiti. Arrivati a Dozza gli agenti hanno deciso di convocare la proprietaria del mezzo, una donna di 59 anni del posto che si è presentata insieme alla sorella 65enne. Poste di fronte all’evidenza, le due donne dopo qualche momento di indugio hanno ammesso di trovarsi entrambe a bordo del veicolo la sera del sinistro: alla guida vi era la 65enne, mentre la sorella di 59 anni era seduta vicina. Denunciate, ora la loro posizione si aggrava, soprattutto per la conducente.
Il sindaco Panieri, vista la gravità della storia, ha commentato: "Si tratta di un episodio che, nel suo complesso, riguarda tutti noi e ci interroga duramente sul senso di responsabilità che ci deve accompagnare nel nostro vivere e nel rispetto reciproco fra di noi, in particolare quando si è alla guida di un veicolo".