
La vita di Elettra è cambiata 29 anni fa a causa di un incidente: qui è con i genitori
Fermo, 24 febbraio 2019 - La vita a 12 anni è piena di luce. Ha prospettive e sogni, ha le farfalle dei primi amori, i progetti, gli amici, lo sport. Se all’improvviso arriva il buio, tutto cambia. Un incidente, il silenzio di mesi, una rinascita lenta e faticosa e la vita prende una piega diversa, costringe ad aggiustarsi, a cambiare tutto, casa, spazi, abitudini, alla ricerca di una qualche forma di felicità.
Prosegue con la storia di Elettra il nostro viaggio nella disabilità, un percorso nato per provare a cambiare gli occhi di chi guarda, per dare una idea diversa di esistenze tutte speciali, ciascuna a modo suo, tutte coraggiose, cariche di lacrime, ma anche di risate forti, di battute, di scherzi, di sentimenti fortissimi e di speranze comunque. Un viaggio che sempre più lettori hanno voglia di compiere insieme a noi, dimnostrando una sensibilità e un’attenzione che in questi tempi troppo conflittuali rasserenano e danno fiducia a chi ogni giorno vive di persona o in famiglia difficoltà e diversità.
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Aveva il vento addosso, quel giorno di 29 anni fa, il sorriso dei suoi bellissimi 12 anni. Era il 7 febbraio, Elettra tornava da scuola, insieme al vento sul viso sentiva l’energia dei suoi pochi anni, l’emozione della settimana bianca che avrebbe vissuto coi compagni da lì a qualche giorno, il batticuore per quel ragazzino che le aveva sorriso, la vita tra le mani che si apriva come si deve, per una ragazza carina e sportiva, piena di entusiasmo. Un attimo ed è arrivato il buio, un furgone che correva troppo veloce l’ha colpita con lo specchietto alla nuca, le ha spento tutto, l’ha fatta cadere come uno straccio vecchio.
Quando mamma Manuela e papà Bruno La Fratta l’hanno rivista, hanno pensato che non ce l’avrebbe fatta, i medici parlavano di coma vegetativo, di speranze ce n’erano poche e non si sapeva nemmeno bene come gestire la situazione: «Per noi sono ricordi che fanno male», racconta Manuela e intanto piange e anche Elettra trova lacrime, per tutto quello che ha perso, per la vita che le è stata tolta. «Quando ci si sveglia dal coma non è come nei film, dove tutto sembra facile, un saluto e si torna alla vita di prima. Elettra è tornata bambina piccola, io dico sempre di averla partorita due volte e due volte ho dovuto imboccarla, cambiarle il pannolino, insegnarle a stringere una matita, a camminare».
Manuela smette di lavorare per riportare in vita quella figlia dai riccioli bruni, la forza l’ha trovata proprio nella voglia di vivere che Elettra ci ha messo sempre, anche quando era intubata e non ci vedeva, quando le corde vocali non funzionavano: «Abitavamo a San Donato Milanese, mio padre, nonno Alberto, dopo poco si è spento, non ha retto il dolore della nipote adorata, era originario delle Marche. A quel punto, abbiamo deciso di trasferirci, di offrirle un luogo dove potesse essere più facile vivere, Milano non era più la sua dimensione, lassù non si poteva immaginare una qualche autonomia per questa nostra ragazza che aveva perso i ricordi, che non riusciva a tenere a mente le cose fondamentali, che parlava a fatica e che aveva delle incertezze anche a camminare».
Tra Fermo e Porto San Giorgio, Elettra ha compiuto la sua formazione, ha seguito corsi da modellista per calzature e poi di ceramica, i suoi lavori sono esplosioni di colori e raccontano del cuore di una ragazza che ha 12 anni per sempre: «Oggi - spiega papà Bruno - è con noi con una borsa lavoro, alla nostra osteria, Le Frattine, nel cuore antico di Porto San Giorgio, mi aiuta a cucinare, a lavare i piatti, si occupa delle verdure da grigliare. Il suo cuore è puro, i suoi pensieri sono intatti, il suo corpo non la segue sempre. Lei vuole una autonomia vera, vuole andare a vivere da sola, sogna un amore, non vuole pesare sulle sue sorelle. Noi cerchiamo di aiutarla in questo senso anche se abbiamo tanta paura, vorremmo tenerla sempre abbracciata per evitare che il mondo possa farle del male, lei che ha 41 anni ma è ingenua come una bambina».