Alluvione, gli irriducibili del paese palude di Conselice: "Non abbandoniamo casa nostra"

Rischio infezioni a Conselice (Ravenna), anziani e famiglie restano nonostante l’ordinanza bis di evacuazione. I residenti: "Abbiamo paura degli sciacalli". Ma il prefetto: "Polizia ovunque, fidatevi. Posti disponibili ci sono"

Conselice (Ravenna), 28 maggio 2023 – “Non ce ne andiamo". Gli irriducibili di Conselice sono a centinaia, forse più di migliaio, nella zona rossa dove l’acqua imputridisce ormai da una decina di giorni. Anziani (molti) e famiglie ancora rintanati ai piani alti di case accerchiate da una palude marcescente che esala miasmi da nausea e nugoli di zanzare e moscerini nell’aria che si arroventa sotto il sole dopo tanta pioggia. In alcune case non c’è corrente, in altre impianti e contatori sono a mollo o bagnati, in altre ancora manca anche l’acqua potabile, ma tutti i servizi sono in fase di ripristino, fanno sapere dal Comune.

L’abbraccio tra due persone disperate a Conselice, nel Ravennate
L’abbraccio tra due persone disperate a Conselice, nel Ravennate

Ieri, vigili del fuoco, Protezione civile e volontari hanno portato a domicilio con i mezzi anfibi oltre 130 pasti (e anche presidi medici) ad altrettante persone (il giorno prima erano stati circa 230), ma è impossibile avere un numero esatto di quanti siano ancora lì, nell’epicentro di un’alluvione infinita, nonostante tutto e tutti: nonostante l’ordinanza bis di evacuazione della sindaca Paola Pula, gli inviti di prefetto, Ausl e la lettera dei medici di famiglia.

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"Il ristagno dell’acqua, il mancato funzionamento delle fognature, le possibili interruzioni dell’erogazione dell’acqua potabile, la presenza di rifiuti non smaltiti rendono seriamente rischioso rimanere nelle abitazioni, per la possibilità di trasmissione di malattie infettive veicolate dall’acqua". Pensate alla salute, andatevene. Non si è mosso nessuno, o quasi. Troppa paura di lasciare anche l’ultima cosa rimasta, la casa, dopo che l’acqua s’è portata via tutto. Paura di ladri, sciacalli, paura di non tornare, mentre la tensione in paese sale in ore immobili davanti allo stesso scenario di desolazione.

"C’è un’ordinanza di evacuazione e va rispettata – è l’invito (l’ennesimo) del prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa –. Non useremo la forza e ci mancherebbe altro, non la usiamo con i delinquenti, figurarsi con i cittadini perbene in una situazione di difficoltà. Ma bisogna pur convincersi che c’è un rischio per la salute finché l’acqua non se ne va, non è bene restare nelle case, le persone capiscano che devono allontanarsi subito". "Ci sono posti a disposizione per l’accoglienza, c’è un piano anti sciacallaggio, ci sono forze dell’ordine ovunque – aggiunge il prefetto –. I cittadini devono fidarsi delle istituzioni, si tratta di pochi giorni, poi si sanificherà tutto e ognuno sarà libero di tornare in sicurezza".

Appelli dopo appelli, mentre l’acqua si ritira. Lentamente, ma si ritira. La zona rossa s’è ristretta, ma in alcuni punti c’è ancora quasi mezzo metro di palude, molte altre zone sono libere. "Sul canale Destra Reno il flusso sta scendendo sensibilmente – dice ancora il prefetto –, i tecnici del consorzio di bonifica potrebbero anche liberare l’abitato entro un paio di giorni, se il tempo ci assiste". Cinque nella peggiore delle ipotesi, ma per le campagne ci vorrà molto di più.

La Nuova Selice corre verso Lavezzola e Ravenna come un filo d’asfalto tra distese d’acqua che si perdono all’orizzonte. Laggiù nel mare ci sono le torri e i silos di Unigra, colosso da oltre settecento dipendenti e centinaia di milioni di fatturato. A Lavezzola gli imprenditori proveranno a ripartire. "L’argine è fragile, ma tiene. Un’evacuazione controllata e in sicurezza è possibile".

La corsa al vaccino contro il tetano è senza sosta, 515 persone si sono presentate venerdì negli ambulatori della casa della salute e molte anche ieri, malgrado il servizio non fosse previsto. Davanti alla ressa (e qualche protesta) l’Ausl ha rimediato in corsa e somministrato sieri ad altre 167 persone. E c’è chi torna in paese dopo giorni lontano. Luca Caponnetto era scappato in Sicilia con moglie e figli e ha ancora la cantina piena d’acqua. "Abbiamo paura, chi può dirci che non succederà più? – si sbraccia – Per questa casa ci siamo indebitati fino al collo, e adesso chi paga?"