Strage di Corinaldo, il compro oro. "Minacciato dalla banda dello spray"

Interrogato dai pm dorici Balugani: "Dovevo difendere i miei cari"

Alla Lanterna Azzurra sono morti 5 ragazzini e una mamma

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Modena, 20 settembre 2019 - "Mandavano amici di amici: il loro compito era quello di lasciarmi un messaggio. ‘Tu non sai con chi hai a che fare...’, mi dicevano citando Ugo, il figlio del boss. Sospetti? Si, ne avevo ma ho smesso di chiedere documenti e fare domande... Ho scelto il male minore". E’ stato interrogato ieri nel carcere di Sant’Anna Andrea Balugani, il titolare del ‘Compro Oro’ accusato di essere il ricettatore ufficiale della banda dello spray (foto).

A richiedere che il proprio cliente fosse sentito davanti ai pm di Ancona il legale dell’uomo, l’avvocato Federico Brausi: «E’ assurdo che sia stato sentito ad un mese e mezzo dai fatti – afferma – inizialmente il mio cliente si era avvalso della facoltà di non rispondere perché ancora non avevamo avuto il tempo di leggere gli atti. Ma ha avuto finalmente la possibilità di esporre davanti ai pm la propria verità dei fatti: ha sempre sottolineato le proprie distanze dal gruppo e dalle loro modalità».

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Secondo le accuse il ruolo del titolare dell’esercizio nella banda, accusata di aver causato la strage di Corinaldo, era chiara. Sarebbe stato consapevole della provenienza di quei gioielli. Ma l’uomo, ieri, ha spiegato un’altra versione dei fatti. Inizialmente i cinque componenti della banda, Ugo Di Puorto, Andrea Cavallari, Moez Akari, Raffaele Mormone, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah si sarebbero presentati nel suo negozio sporadicamente e proponendo la vendita di oggetti diversi: una volta un anello, una volta una collanina. All’inizio dell’anno invece le loro ‘visite’ sarebbero divenute più frequenti: circostanza legata ai loro pericolosi blitz nei concerti e nelle discoteche, armati di spray. Balugani si sarebbe insospettito e avrebbe iniziato ad opporsi e a fare domande. A quel punto sarebbero iniziate le velate – ma non così tanto – intimidazioni. Il gruppo avrebbe infatti inviato alcuni ‘amici’ nel Compro Oro affinchè facessero arrivare all’orecchio di Balugani qualche suggerimento: «Ti conviene smetterla di fare domande e di chiedere i documenti. Non sai con chi hai a che fare: Ugo è il figlio del boss. Sappiamo dove vivi e dove vivono i tuoi parenti, tra cui l’anziana zia».

Corinaldo, arresti (foto Antic)
Corinaldo, arresti (foto Antic)

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In un’occasione i giovani gli avrebbero sottratto anche una chiavetta Usb con documenti personali. «Tu fai il tuo, noi il nostro», avrebbero affermato. E lui, il commerciante, spaventato avrebbe scelto il ‘male minore’ a quel punto: acquistare l’oro in silenzio per tutelare la propria icolumità e quella dei suoi cari, avendo appreso anche del pestaggio ai danni di un conoscente – che emerge nelle indagini – costretto dalla banda a fare da autista. L’uomo sapeva di quelle rapine e furti con strappo nelle discoteche, così come dello spray al peperoncino ma quando aveva provato a ribellarsi era stato selvaggiamente picchiato. Così come quando aveva cercato di rifiutarsi di fare da ‘corriere’, recandosi appunto da Balugani per vendere l’oro sporco di sangue. L’autista, viste le continue minacce, lo scorso anno è fuggito all’estero.

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Dall’interrogatorio reso ieri è emerso anche come i giovani rapinatori spesso tenessero per sè i gioielli, quelli ritenuti più ‘alla moda’ per falsificare invece la punzonatura di quelli venduti a Balugani. Di recente nell’abitazione dell’uomo sono scattati nuovi blitz dei carabinieri con relativi sequestri. Intanto Giuseppe Dezzani, consulente informatico forense che ha lavorato già ad altri casi delicati come l’omicidio di Yara Gambirasio ha estrapolato il materiale contenuto all’interno di 15 cellulari e due computer degli arrestati e di un ottavo indagato, un 22enne di Sassuolo che lavora per un laboratorio orafo.