TIZIANA PETRELLI
Fano

Fano, Stefano Conti presenta il suo primo romanzo alla Memo

Si tratta di un giallo archeologico, gli spostamenti della salma dell'ultimo imperatore pagano di Roma. L'appuntamento è per domenica 14 alle 17

L'autore del romanzo Stefano Conti

L'autore del romanzo Stefano Conti

Fano, 11 maggio 2017 - Un giallo archeologico incentrato su un mistero che prende le mosse dall’età romana per dipanarsi nel corso dei secoli fino ai giorni nostri. Seguendo Francesco, il protagonista di 'Io sono l’Imperatore' (Edizioni Affinità Elettive) che sarà presentato domenica alle 17 alla Memo di Fano, si ripercorrono gli spostamenti, nei secoli, della salma di Flavio Claudio Giuliano l’ultimo imperatore pagano della storia, nelle città e nei siti archeologici dove si ipotizza sia stato traslato l’Apostata: l’Asia minore di epoca romana, Istanbul sotto gli imperatori bizantini, Venezia al tempo delle crociate, la Firenze di Lorenzo de’ Medici.

E’ il romanzo primo del professor Stefano Conti, dottore di ricerca in Storia e Filosofia antica all’Università di Jena (Germania) dove ha scritto due saggi sull’imperatore Giuliano, l’Apostata. Da qui l’idea originale di rendere le sue ricerche storiche più popolari per avvicinare tutti ad una figura che lo ha sempre appassionato.

«Credo che 'Io sono l’imperatore' – spiega senza falsa modestia l’autore – sia finalmente un giallo archeologico italiano che nulla ha da invidiare ai best seller americani. Ma con un paio di differenze: non solo la maggiore fondatezza dei dati storici, ma il fatto che, per dare alla vicenda un tono ironico e quotidiano, ho immaginato alla ricerca del corpo scomparso dell’Apostata non un esperto di codici antichi come farebbe Dan Brown, ma un cassiere di banca. La volontà è chi legge si riveda in Francesco Speri, nelle sue debolezze e incertezze: non è un supereroe né un archeologo all’Indiana Jones, ma uno di noi, che si trova invischiato in un mistero più grande di lui».

C'è tanto di Stefano Conti in Francesco Speri. «Francesco ha tutto di me, mi rispecchia alla perfezione. Mi comporterei come lui se mi trovassi in quelle circostanze. Le sue idee, le debolezze e i ricordi dell’infanzia sono autobiografici. Le parti ironiche, inserite per alleggerire la tensione e spezzare il ritmo, sono tutte cose accadute. Man mano me le segnavo su un taccuino. Anche per questo mi sono divertito molto a scrivere questo romanzo, anche se la gestazione è stata molto lunga».

Otto anni per partorire questo thriller. «Ho visitato tutti i luoghi che cito – conclude Conti, da vero storico – per immaginarmi una vicenda che avesse un senso. Il lettore può ritrovarle come in una guida turistica. Ma la cosa più difficile è stato immaginarmi il finale....».