Omicidio, con l’aggravante della premeditazione, e occultamento di cadavere. Queste le ipotesi di reato che la procura di Forlì contesta a Daniele Severi, il 63enne in stato di fermo dall’alba di venerdì, quando i carabinieri lo hanno prelevato dalla sua abitazione di Meldola; viene ritenuto l’assassino del fratello, Franco, trovato decapitato in un dirupo a fianco della sua casa colonica lo scorso 21 giugno a Ca’ Seggio, nel territorio comunale di Civitella di Romagna. Severi, interrogato 9 ore venerdì, non arretra di un passo: "Sono innocente", avrebbe detto, prima di essere rinchiuso in una cella nel carcere della Rocca.  Qui, domani mattina, si svolgerà l’udienza di convalida per il provvedimento di fermo, con il giudice. E già si registra una novità, perché Severi, finora difeso dall’avvocato Maria Antonietta Corsetti, ha chiesto a un altro legale di affiancarla. Si tratta di Massimiliano Pompignoli, volto noto della politica, dato che è consigliere regionale e comunale della Lega (a coadiuvarli è anche Andrea Cintorino, avvocato praticante e assessore comunale a Forlì). Ieri il team di avvocati ha esaminato le carte, che erano totalmente sconosciute a chi è entrato a partita già iniziata.  Gli inquirenti, questa è la sensazione, sperano che da qui all’udienza di convalida – e relativo interrogatorio di garanzia – Severi decida di collaborare e confessare i fatti che gli vengono imputati. Pare però difficile che ciò avvenga. Il procuratore capo, Maria Tesera Cameli, e il sostituto Federica Messina, puntano invece su un ribaltamento di scenario. Tra gli indizi che hanno portato al fermo del 63enne ci sarebbero tracce di sangue, ritrovate sulle scarpe dell’indagato, che apparterrebbero alla vittima. Ad effettuare i rilievi sono stati i carabinieri del Ris, il Reparto investigazioni scientifiche, che hanno prelevato le scarpe del 63enne durante la perquisizione nella sua abitazione meldolese, al termine della quale è stata sequestrata anche la Fiat Panda dell’uomo (l’attività investigativa è svolta anche ai carabinieri della Compagnia di Meldola e ai colleghi del Comando di Forlì).  Per gli inquirenti Daniele Severi avrebbe architettato l’omicidio del fratello, per ragioni che potrebbero essere di natura economica (Severi, ex dipendente Ausl, a un passo dalla pensione). L’omicidio sarebbe avvenuto martedì 21 giugno, presumibilmente non nell’area di Ca’ Seggio, ma altrove. Dove? E perché il taglio della testa, non ancora ritrovata (da qui la contestazione di occultamento di cadavere; delitto contestabile, da codice penale, anche quando non si trovano singole parti del corpo)? Che significato ha questo gesto efferato? Altro grande punto interrogativo: qualcuno ha aiutato l’indagato? Trasportare Franco Severi non deve essere stato uno scherzo, visto che pesava un quintale. Domani mattina, auspicabilmente, potrebbero arrivare novità (non risulta che ieri Severi sia stato sentito dagli inquirenti).  Luca Bertaccini

Cronaca

Omicidio, con l’aggravante della premeditazione, e occultamento di cadavere. Queste le ipotesi di reato che la procura di Forlì contesta a Daniele Severi, il 63enne in stato di fermo dall’alba di venerdì, quando i carabinieri lo hanno prelevato dalla sua abitazione di Meldola; viene ritenuto l’assassino del fratello, Franco, trovato decapitato in un dirupo a fianco della sua casa colonica lo scorso 21 giugno a Ca’ Seggio, nel territorio comunale di Civitella di Romagna. Severi, interrogato 9 ore venerdì, non arretra di un passo: "Sono innocente", avrebbe detto, prima di essere rinchiuso in una cella nel carcere della Rocca. 
Qui, domani mattina, si svolgerà l’udienza di convalida per il provvedimento di fermo, con il giudice. E già si registra una novità, perché Severi, finora difeso dall’avvocato Maria Antonietta Corsetti, ha chiesto a un altro legale di affiancarla. Si tratta di Massimiliano Pompignoli, volto noto della politica, dato che è consigliere regionale e comunale della Lega (a coadiuvarli è anche Andrea Cintorino, avvocato praticante e assessore comunale a Forlì). Ieri il team di avvocati ha esaminato le carte, che erano totalmente sconosciute a chi è entrato a partita già iniziata. 
Gli inquirenti, questa è la sensazione, sperano che da qui all’udienza di convalida – e relativo interrogatorio di garanzia – Severi decida di collaborare e confessare i fatti che gli vengono imputati. Pare però difficile che ciò avvenga. Il procuratore capo, Maria Tesera Cameli, e il sostituto Federica Messina, puntano invece su un ribaltamento di scenario. Tra gli indizi che hanno portato al fermo del 63enne ci sarebbero tracce di sangue, ritrovate sulle scarpe dell’indagato, che apparterrebbero alla vittima. Ad effettuare i rilievi sono stati i carabinieri del Ris, il Reparto investigazioni scientifiche, che hanno prelevato le scarpe del 63enne durante la perquisizione nella sua abitazione meldolese, al termine della quale è stata sequestrata anche la Fiat Panda dell’uomo (l’attività investigativa è svolta anche ai carabinieri della Compagnia di Meldola e ai colleghi del Comando di Forlì). 
Per gli inquirenti Daniele Severi avrebbe architettato l’omicidio del fratello, per ragioni che potrebbero essere di natura economica (Severi, ex dipendente Ausl, a un passo dalla pensione). L’omicidio sarebbe avvenuto martedì 21 giugno, presumibilmente non nell’area di Ca’ Seggio, ma altrove. Dove? E perché il taglio della testa, non ancora ritrovata (da qui la contestazione di occultamento di cadavere; delitto contestabile, da codice penale, anche quando non si trovano singole parti del corpo)? Che significato ha questo gesto efferato? Altro grande punto interrogativo: qualcuno ha aiutato l’indagato? Trasportare Franco Severi non deve essere stato uno scherzo, visto che pesava un quintale. Domani mattina, auspicabilmente, potrebbero arrivare novità (non risulta che ieri Severi sia stato sentito dagli inquirenti). 
Luca Bertaccini

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