Faenza, 6 agosto 2022 - La vittima è stata sentita di nuovo e il fascicolo è stato rubricato come ’codice rosso’, legge istituita contro la violenza di genere. Un’accelerazione che ha portato a importanti decisioni investigative della procura di Ravenna in merito al caso dell’uomo – un uomo di Meldola con meno di 40 anni – ricoverato con ustioni sul 30% del corpo la notte del 27 luglio. La stessa, in cui l’auto e parte dell’abitazione della sua ex (a Reda, frazione delle campagne di Faenza) andavano a fuoco. In particolare , il pubblico ministero Silvia Ziniti ha disposto un accertamento sulla vettura e sugli abiti del sospettato finiti sotto sequestro. La vettura è stata trovata parcheggiata fuori dal Pronto soccorso di Faenza, là dove l’uomo si era recato a poca distanza dal rogo: particolare che ha finito con l’intensificare i sospetti sul suo conto visto che certamente siamo distanti da Meldola. L’incarico verrà conferito lunedì all’ingegnere Carlo Dall’Oppio: avrà il compito di determinare le cause dell’incendio e di rilevare la presenza di eventuali tracce. Un accertamento tecnico non ripetibile che, secondo la procura, si è reso necessario alla luce della volatilità dei composti utilizzabili per appiccare un rogo e la conseguente inutilità di un esame in tal senso se compiuto a distanza di troppo tempo. L’uomo , fino qui indagato per danneggiamento a seguito di incendio, è stato formalmente avvisato dai carabinieri della caserma di Granarolo Faentino al fine di dargli modo di nominare propri consulenti (è difeso dall’avvocato Delia Fornaro). Lo stesso vale per la ex, una faentina di qualche anno più giovane di lui, tutelata dagli avvocati Silvia Brandolini e Paola Emilia Bellosi. Tuttavia, in ragione dei nuovi particolari offerti dalla donna agli inquirenti, non è escluso che l’ipotesi di reato possa presto cambiare. In ogni modo, a questo punto quella della vendetta è la pista imboccata con decisione degli inquirenti per spiegare i fatti. La notte del rogo la donna si trovava in vacanza al mare fuori regione. Tuttavia i due non si parlano da tempo: è cioè possibile che il sospettato non lo sapesse. Dalle carte già acquisite dalla procura, è emerso che il 22 luglio lei aveva ottenuto dal tribunale di Ravenna l’affido esclusivo della prole e il conseguente obbligo al pagamento degli alimenti. Una quota, come di prassi accade in questi casi, che può essere dedotta dal salario mensile del diretto interessato: e così il 26 luglio, ovvero giusto il giorno prima dell’incendio, la sentenza era stata formalmente notificata al datore di lavoro dell’uomo poi finito in ospedale con le gravi ustioni. Toccherà ai carabinieri, ascoltando direttamente il suo datore di lavoro, capire se l’indagato fosse stato o meno messo al corrente della cosa: elemento fondamentale nel caso il fascicolo dovesse definitivamente prendere la strada di un’azione ritorsiva attuata nei confronti della donna.