di Fabio Gavelli Metti Cantù, aggiungi Forlì e ottieni Corrado Fumagalli. Nessuno come il supersonico play lombardo è la summa delle due storiche piazze del basket italiano che si affrontano da domani sera nei playoff. Nella sua Cantù, ad appena 16 anni mezzo (era il 1983) diventò un idolo quando subentrò a Marzorati uscito per falli nella semifinale di Coppa Campioni: bolgia di Madrid, contro il Real di Dalipagic e Martin. Uscì con le braccia alzate. A Forlì giocò 5 stagioni fra il 1987 e il 1992 e fu tra gli eroi che conquistarono la promozione in A1 nel 1990. Poi la Fortitudo Bologna, altre esperienze e il ritorno nella nostra città, con alcune stagioni nelle serie minori: nel 2002, esattamente vent’anni fa, vinse la B2 con la Libertas Alfamacchine (società di via dei Mille poi fusasi con la Fulgor), e via via categorie anche inferiori ma sempre con lo stesso inconfondibile stile. Fumagalli, domani c’è gara 1 fra l’Acqua San Bernardo Cantù e l’Unieuro Forlì: come la vede? "Eh... tifo per tutte e due. A Cantù ci sono nato cestisticamente, a Forlì ho fatto 5 stagioni, togliendomi tante soddisfazioni". Le ha viste giocare, di recente? "No, perché in tivù la A2 non si vede più. Sulla carta sembra leggermente favorita la squadra lombarda, ma poi sul campo la carta non conta più". Somiglianze e differenze fra le due piazze? "Entrambe meritano la serie A1, anche se non è detto sarà quest’anno; sia per le società che per il pubblico. A favore dei biancorossi c’è sicuramente il Palafiera, che resta uno dei palasport più belli d’Italia. Cantù è costretta da anni a emigrare a Desio e il pubblico si è rotto le scatole". Ultime notizie dai brianzoli? "L’altro giorno ho sentito il capo degli Eagles, gli ultrà, che erano in contestazione ...
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